Di padre in figlio o anche, che forse è più giusto, di padre in figli visto che Giuliano Pacini di figli ne ha tre e tutti impegnati, con successo e soddisfazione, nella medesima attività di gestione della ormai tradizionale ristorazione di alto livello, una eccellenza lucchese una, diciamolo pure con tristezza, delle ultime rimaste e che, proprio grazie a Corrado, Silvia e Lucia, ha davanti un lungo e radioso futuro. Se, però, dicevamo figlio, è perché, indubbiamente, alla Buca di S. Antonio e nonostante la mitica Adriana, consorte di Giuliano e la stessa Lucia che si occupa della contabilità, colui che accoglie i clienti con una professionalità che è andata aumentando di anno in anno è proprio Corrado Pacini. Il suo stile, verbale, ma non solo, è molto simile a quello del genitore, ma l'entusiasmo e la carica sono, indubbiamente, tutti suoi.
Mancavamo, ormai, da diversi mesi - troppi - da questo ristorante che, ad ogni volta che ne varchiamo la soglia, ci trasmette un senso di appartenenza e di calore difficili da trovare altrove. Esso è, paradossalmente, sempre ugual a se stesso e sempre nuovo a chi lo frequenta, fosse stata, l'ultima volta, anche solo il giorno prima. Essendo non vaccinati e, quindi, privi del passaporto digitale per poter entrare nei locali, anche qui non abbiamo potuto fare altro che osservare il locale quando ci passavamo davanti e conservare dignità e consapevolezza che, nella vita, quando si sceglie si rinuncia sempre a qualcosa.
Poi, però, il Covid nella sua forma Omicron ci ha deliziato della sua presenza e, nostro malgrado, ci ha tenuto in isolamento per poi consentirci di riprenderci quello che, in precedenza ci aveva tolto. Muniti, così, del Green Pass derivante da guarigione comprovata, abbiamo pensato di organizzare una sorta di pellegrinaggio enogastronomico in compagnia di alcuni dei nostri amici, di quelli che, negli ultimi tempi, ma non sono stati i soli, anzi, ci hanno manifestato condivisione e simpatia. Con alcuni di loro, è bene dirlo, c'è anche qualcosa di più, un legame che trae origine da episodi o gesti meritevoli di particolare attenzione e considerazione.
Corrado ci ha assegnato la sala più bella, almeno per chi scrive, quella in basso sulla sinistra rispetto alle scale, che in tutti questi lustri di permanenza lucchese ci ha accolto innumerevoli volte in compagnia di persone pe personaggi che hanno calpestato orgogliosamente e dignitosamente il pavimento di questa meravigliosa città oltreché di questo straordinario locale. Sono passati tanti anni - e che anni - da quando, agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, un giovane cronista d'assalto proveniente dalla capitale entrò in quello che gli veniva descritto essere, insieme a Giulio in Pelleria di una volta, l'emblema stesso della cucina tradizionale lucchese. Anni intensi, ricchi di tutto e nel corso dei quali non ci siamo fatti mancare alcunché e Giuliano Pacini con sua moglie Adriana - ve lo ricordate Rocky quando chiama la moglie gridando il suo nome Adrianaaaaaaa!!!!! - sono stati testimoni non tanto di nozze che quelle, ormai, erano passate da un pezzo, quando dei successivi cambiamenti e delle metamorfosi esistenziali della nostra esistenza. E se anche a loro potrà non essere sembrato tale o di particolare importanza, a noi, soprattutto, in certi momenti, ci è parso ci siano stati vicini. Con discrezione, ma col cuore.
Anche in questa occasione, appena varcata la soglia del ristorante, abbiamo perso qualche minuto a rileggere i documenti che sono appesi alle pareti del locale e che provengono dalla nostra biblioteca e sono testimonianza di un secolo di storia vissuta attraverso le pagine originali dei giornali dell'epoca o anche, più ancora, i volantini di Gabriele D'Annunzio durante la spedizione fiumana nel settembre 1919. Una vita e anche due fa.
Questa sera siamo a tavola con Mohamed El Hawi, Momi per gli amici, ristoratore di da Tito a Novoli a Firenze e leader di IoApro, una 'nostra' creatura visto che lo abbiamo lanciato nell'olimpo della cronaca nazionale e lui non ha smentito le nostre aspettative. Con lui anche Arni, il suo braccio destro e sinistro insieme, musulmano di origini kossovare, ma cresciuto nel capoluogo toscano. Flavio Torrini, assicuratore e persona deliziosa, maestro di sci e di voglia di vivere, spontaneo e godereccio. Michelangelo Troisi, maestro di tennis al circolo di S. Anna, persona squisita, generosa, un amico e atleta unico. L'immancabile Ciprian Gheorghita, fotografo, ma, in particolare, fratello rumeno e poi dicono che siamo razzisti. Infine avrebbe dovuto esserci anche l'avvocato Marcantonio Gambardella, altro personaggio di una arguzia, signorilità, garbo e simpatia devastanti, ma è mancato all'appello.
Per condire tutta questa gente, è stato scelto un vino Franciacorta, bollicine Romantica, azienda si trova a Passirano, nel cuore della Franciacorta: rosé, blanc de blancs, satén. Scorrere il menù della Buca è un rito impagabile al quale sentiamo di non poterci né volerci sottrarre: scegliamo in totale libertà e goduria, dall'uovo cotto a 60° con crema di pecorino e scaglie di tartufo al petto di faraona all'uva moscata, dal mitico baccalà con ceci ai tordelli al sugo, dal capretto al forno con patate e spinaci saltati al filettino di cinta senese lardellato alla crema di tartufo. Momi racconta le sue ultime vittorie: i giudici di Pesaro cominciano a dare ragione a chi ha lavorato anche e nonostante le imposizioni del Governo, della serie non si può impedire alla gente di procacciarsi di che vivere.
E' una serata particolare, che fa bene alla vista, allo spirito e anche alla salute nonostante se ne vadano in... fumo, alla fine, quattro bottiglie o giù di lì. Siamo gli ultimi, alla fine, a lasciare il ristorante. Corrado ci attende in cima alle scale. Se fosse per noi, acquisteremmo un abbonamento giornaliero per venire a mangiare da queste parti, ma economicamente sarebbe un suicidio che non possiamo permetterci, almeno per ora chissà in futuro. Ringraziamo Giuliano e Corrado Pacini, Giuliano, poi, è davvero una botta di vita, sempre lui e sempre uguale a se stesso mai diverso. C'è stato il tempo, da basso, anche per una sua capatina e un brindisi alla memoria di un grande amico e di una grande persona che amava il suo lavoro e che manca un po' a tutti: Franco Barbieri. Con lui la serata sarebbe stata perfetta.
Foto Ciprian Gheorghita