Anno XI 
Lunedì 9 Giugno 2025
- GIORNALE NON VACCINATO

Scritto da francesco pellati
Politica
13 Settembre 2022

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Caro direttore,

l’ENEA ci dice che l’anno scorso:

  • La domanda di energia primaria italiana è stata di 143,5 milioni di “tonnellate equivalenti di petrolio”, soddisfatta per il 41% dal gas naturale, per il 34% dal petrolio e per il 22% dalle fonti energetiche rinnovabili.

  • Abbiamo importato il 73,5% del nostro fabbisogno.

  • Abbiamo giacimenti in Basilicata e Piacenza (petrolio) e alto Adriatico (metano), da cui nel 1994 abbiamo estratto 21 miliardi di gas metano, ridotti nel 2021 a 3.3 miliardi (6 volte meno).

Abbiamo disponibilità estrattive immediate di oltre 13 miliardi di mc/anno utilizzando le piattaforme già esistenti in mare e gli impianti già esistenti in terraferma.

  • I costi odierni del metano sono: gas italiano € 0,05, gas russo € 2,10 > 3.30/mc.

Sommariamente questo è il quadro dentro cui decenni di pseudo scienza e di conseguenti decisioni politiche hanno compresso gli italiani. Ognuno giudichi.

Famiglie e imprese italiane (e tedesche) sono appese al cappio di Putin che manovra Gazprom: il gas russo arriverà, non arriverà? Nel frattempo arrivano, sempre più pesanti, le bollette.

Un accenno di storia per chi interessa e senza alcuna pretesa di esaustività: un pro memoria e per di più di parte (mai dimenticare che io sono uomo della Lega).

L’Italia è a rischio energetico dal novembre 1987 per il risultato del referendum sul nucleare sull’onda del disastro di Chernobyl: i bidoni ci arrivano da ogni parte del mondo, in questo caso ci arrivarono dagli “ambientalisti” che riuscirono a tramutare la inaffidabilità della tecnologia sovietica in incombente pericolo atomico. L’operazione riuscì soprattutto in Italia.

I reattori nucleari attivi nel mondo sono 438 e 56 sono in costruzione. I disastri nucleari dalle origini sono stati 10, il più grave dei quali, dopo Chernobyl, è quello di Fukushima dovuto a uno tsunami. I disastri legati alla catena delle fonti fossili (petrolio/carbone/gas) sono centinaia con costi economici e di vite umane incomparabilmente maggiori.

Però rimane vero che il pericolo POTENZIALE dei reattori nucleari è altissimo, in caso di incidente. Le centrali di IV generazioni lo minimizzano ma non lo eliminano.

Comunque oggi importiamo petrolio, gas ed energia da ogni fonte, nucleare compresa, le cui centrali sono a pochi chilometri dai nostri confini e ci circondano; Francia, Svizzera, Slovenia: una cintura nucleare che valorizza la nostra stupidità!

Il bidone nucleare fu condiviso e sostenuto dall’allora PCI e poi dai suoi eredi/aventi causa che vi aggiunsero il “principio di precauzione” per schierarsi oggi sulle posizioni della signorina Greta Thunberg e dei tic che ne derivano.

A dar manforte giunsero i grillini al cui fascino nel 2018 cedette un italiano su tre consegnandogli il Paese.

I grillini lo avevano detto agli italiani: noi siamo per la decrescita felice, non vogliamo investimenti che migliorino le condizioni di vita di chi ci vota, non vogliamo la TAV, non vogliamo la TAP, non vogliamo i termovalorizzatori, non vogliamo niente, anzi vogliamo chiudere l’Ilva di Taranto (trasformandola in un parco giochi con 30.000 lavoratori in cassa integrazione a tempo indeterminato. Anche qui un bel bidone: da esportatori a importatori di acciaio ai prezzi determinati dai fornitori stranieri). Vogliamo chiudere gli impianti estrattivi esistenti, vogliamo vietare le trivellazioni, in Toscana siamo contro l’energia termica (Larderello).

Una allegra apocalisse che fin dall’inizio trovò timida opposizione da parte del buon senso e ancor meno da parte dei partiti del cdx. Chi è senza peccato scagli la prima pietra, dice il Vangelo. Non si vedono pietre volare in questo orizzonte: Tutti peccatori, però alcuni hanno peccato molto più degli altri.

Nel campo del cdx, la DC favorì il referendum del 1987, nel 2010, a seguito del disastro Macondo nel Golfo del Messico, fu Berlusconi a vietare le trivellazioni, Monti confermò il divieto, nel 2015 5 regioni (fra cui il Veneto del leghista Zaia) indissero il referendum per ulteriori divieti: per fortuna il referendum non raggiunse il quorum. Il primo governo Conte (quello con la Lega) introdusse una sciagurata moratoria sul rilascio delle licenze di ricerca e sfruttamento delle risorse di gas e petrolio. Solo a febbraio 2022 il governo Draghi formulò il piano Pitesai (Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee) che sblocca le estrazioni del solo gas entro le 12 miglia dalla costa e non riguarda la Toscana che non ha giacimenti disponibili oltre ai due già in attività sulla costa livornese.

Sul versante della energia “verde” ci pensa la burocrazia a bloccare: il report annuale di IREX indica che a fronte di 264 nuovi progetti eolici e fotovoltaici, 188 (71%) sono ancora in corso di autorizzazione.

La Toscana, per di più, si è munita a suo tempo del noto PIT proveniente dal duo Enrico Rossi/ prof. Magnaghi, che è un inno alla burocrazia e una catena ostativa a qualunque investimento produttivo: provare per credere!

Sommariamente questo è il quadro dentro cui decenni di pseudo scienza e di conseguenti decisioni politiche hanno compresso gli italiani. Ognuno giudichi.

Potremmo essere riusciti a raggiungere il primo gradino della decrescita felice: in casa caldo d’estate e freddo d’inverno, fino alla oculata gestione della fiammella del gas per fare il minestrone. Fuori casa la prospettiva di una crisi economica generale per mancanza di energia.

La coalizione di CS che si presenta al voto del 25 settembre è composta da: PD / Alleanza Verdi e Sinistra (Fratoianni e Speranza + Bonelli e Evi, profuga dal M5S) / Impegno civico (Di Maio) / + Europa (Radicali della irriconoscibile Emma Bonino). È dunque legittimo il sospetto che in caso di vittoria continui i trascorsi comportamenti.

La coalizione di CDX ha messo nelle sue priorità la ripresa dello sfruttamento delle fonti energetiche nazionali (gas, petrolio), nuove trivellazioni, sburocratizzazione e snellimento delle procedure.

Il governo Draghi ha dato uno strattone, il governo futuro dovrà togliere tutti i vincoli derivanti dai tic dei grillini, dei Verdi arrabbiati, delle sinistre loro alleate: mettiamoci a posto in Italia mentre cerchiamo alleanze e condivisioni in U.E. e diversificazioni di forniture dall’estero.

Dipenderà poi dalla congiuntura internazionale, dalla pervicacia di Putin, dalle virtù di noi italiani, e da chissà cos’altro, ma almeno avremo fatto quanto in nostra disponibilità per salvare il salvabile.

Oggi l’Italia è nel novero delle c.d. società opulente, io sono convinto che per restarci ha bisogno di una revisione profonda dei valori, delle premialità, dei progetti. Merito e competenza al posto di cinismo e ipocrisia in una cornice di liberaldemocrazia: fate tutte le indagini e gli approfondimenti che volete: la liberaldemocrazia è il sistema che consente di produrre la maggiore quantità di ricchezza e di produrla sull’intera filiera sociale: dai colossi economici all’artigiano sotto casa. Alla fine una cosa ho imparato nella mia lunga vita: bisogna che qualcuno produca la ricchezza necessaria a reggere il sistema e a soccorrere i bisognosi, non si può distribuire una ricchezza che non c’è.

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