Anno XI 
Mercoledì 12 Marzo 2025
- GIORNALE NON VACCINATO

Scritto da francesco pellati
Politica
12 Marzo 2025

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C’è movimento nella terra toscana di centrodestra. Con linguaggio un po’ aulico osservo che dallo scontento per la deriva pastorale di Papa Francesco e quella personalistica di Matteo Salvini e dei suoi epigoni, nascono nuove proposte aggregative, forse in attesa di diventare proposte politiche.

  • Il residuo “materialismo storico e dialettico” che ancora pervade la sinistra politica e culturale italiana, unito al “pauperismo della Chiesa della Liberazione” importata in Vaticano da Papa Francesco, lasciano perplessi molti cattolici e li allontanano sia dalle chiese sempre più deserte, sia dalla Guida papale.

Ne derivano molti disagi che cominciano a trovare collocazione in nuove offerte di aggregazione culturale (e politica) come il “Laboratorio Politico per l’Italia” dell’amico Affatato che vede anche la tua partecipazione all’atto programmatico in Roma il 15 marzo prossimo.

  • Il travaso di consensi dalla Lega (per Salvini premier) a FdI e a F.I. è un flusso costante che tuttavia lascia per la strada dell’astensione molti dei voti dati alla vecchia Lega Nord, autonomista se non addirittura federalista, identitaria, territoriale, liberista, mentre i due partiti del cdx (a parte il fantasma dei “moderati”) tendenzialmente sono nazionalisti e centralisti, con punte di statalismo in FdI.

Il recupero della originaria proposta leghista, aggiornata, è un fenomeno in corso d’opera che ha cominciato a trovare risposte al Nord con una formazione nuova di nome (Patto per il Nord), ma dai contenuti iniziali della Lega Nord, pur aggiornati.

L’iniziativa è partita dalla “vecchia guardia”, è gestita da Paolo Grimoldi, uno dei tanti “purgati” da Salvini e dai suoi pretoriani, coglie attenzione e consenso crescenti da parte dei vecchi leghisti sull’Aventino o emarginati quando non espulsi, ma anche di molti giovani e meno giovani interessati alla proposta federalista, meritocratica, di tutela del ceto medio produttivo, di salvaguardia del territorio e dei suoi bisogni, segnalati dal basso, di tutela del genius loci e della cultura ebraico/cristiana che, nata in Israele duemila anni fa, esportata a Roma, con l’eredità dei grandi pensatori della Grecia classica, si è diffusa all’Europa e da qui esportata nel mondo consentendo veri “balzi in avanti” nel benessere, nella scienza, nella libertà, nel pluralismo, nella promozione sociale, nelle regole democratiche.

Su questi valori lo scorso sabato a Pisa è nata la nuova associazione Patto per il Nord Toscana.

La Toscana ormai condivide le stesse problematiche economiche del Nord: ha un “residuo fiscale” pro capite di quasi 1.000 € /anno spediti a Roma e da qui in parte al Sud: sono oltre 3,5 miliardi all’anno con cui ci potremmo fare molte cose nella sanità, nelle infrastrutture, nel sociale.

Se non si risolve la “questione del Centro Nord”, dove la gente chiede di poter lavorare con meno camicie di forza sia fiscali che burocratiche, i sussidi al Sud si esauriranno: non si può distribuire ricchezza se non la si crea. Si distribuisce miseria, con buona pace delle sinistre e dei grillini che su questi sussidi hanno costruito il loro 33% e tuttora sopravvivono perché sopravvive la speranza di un pezzo dei compatrioti meridionali di vedere ripristinato il famoso redito di cittadinanza, che ha “sconfitto la povertà” di alcuni fannulloni del Sud con i soldi dei lavoratori del Centro/Nord.

Le asimmetrie del Paese perdurano, il centro/Nord continua ad alimentare un Sud cui, non la voglia della maggior parte dei cittadini, ma le élite di potere impediscono di decollare.

Altro che il pericolo che l’autonomia spacchi il Paese: l’autonomia responsabilizza il Sud e ne aiuta la crescita e fa crescere anche la Toscana: è uno degli obiettivi del Patto per il Nord Toscana.

Ce ne sono altri mirati al recupero degli astensionisti di centro destra, a rompere l’egemonia toscana delle sinistre, a decentrare lo strapotere fiorentino sul resto della Toscana, a depotenziare l’asse delle élite economiche e culturali con la sinistra politica del capoluogo che perdura dai tempi di La Pira: ci vuole ben altro che la Lega della signora Ceccardi e dei suoi epigoni, alcuni dei quali non sanno fare neanche l’o col bicchiere, per indebolire questi consolidamenti, ci vuole la voglia, la vocazione all’interesse comune, la competenza, la visione, l’abbondono delle logiche di bottega o addirittura di salvadanaio.

Il Patto per il Nord Toscana cercherà di metterle a disposizione e di diventare punto di riferimento per la ricostruzione di un movimento toscano autonomista, territoriale, identitario, schierato contro l’immigrazione clandestina e la conseguente criminalità di strada e di domicilio che infesta le città ed inquina i Paesi: benvenuto a casa nostra chi ci sta con pari doveri e pari diritti, fuori dai piedi chi violenta, chi delinque, chi spaccia, chi attenta alle fondamenta del nostro modo di vivere perfino alla nostra religione.

Chi ha interesse a saperne di più può guardare il sito “Patto per il Nord” e i correlati social network.

P.S. la vicenda GEAL è un bell’esempio della sconfitta di un territorio, quello lucchese: la vita della società termina a fine anno ex lege. Baldini ha cercato invano di allungarla ma non c’è stato verso. C’è da aggiungere che anche la vita di Gaia è a termine non ex lege ma ex progetto PD che prevede una Multiutility regionale che incorpora anche Gaia. In Toscana l’acqua deve essere rossa non blu,

Le difese che il PD lucchese fa della confluenza di GEAL in Gaia sono “d’ufficio” perché una occhiata anche superficiale ai relativi bilanci 2023 fa emergere che GEAL ha prodotto ricavi per € 27 milioni e utili netti per € 1.879k (7%), con investimenti per € 5.871k (22%), GAIA ha prodotto ricavi per € 110 milioni, e utili netti per € 510k ( 0.46%), con investimenti controversi (dalla relazione di bilancio non si capisce bene quanto vada a manutenzioni ordinarie, quanto a straordinarie, quanto a investimenti).

Fermiamoci qui: a parità di condizioni Gaia incorpora un asset con un risultato attivo percentualmente 15 volte superiore al suo.

Che GEAL venda almeno cara la pelle ma sarà difficile dato che la normativa della sinistra toscana le toglie ogni prospettiva futura e dunque con capacità negoziali vicine allo zero.

Tanto di cappello al Pd per la sua abilità di costruire queste filiere di potere su beni e servizi primari dei territori. Ci vedremo l’anno prossimo: le tariffe e i servizi (o i disservizi) di cui godranno i lucchesi saranno pietra di paragone fra la defunta Geal e la gaia Gaia.

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