Un “uragano sanitario” è quello che si è verificato a Lucca, dichiara il consigliere comunale Alessandro Di Vito: la dimissione di tre immobili del Campo di Marte di pari valore (poco più di 200 mila euro) per un ricavo compressivo di circa 639 mila euro.
“Sono immobili costruiti o ristrutturati i con i soldi pubblici per le attività a supporto dell'ospedale Campo di Marte: il centro trasfusionale, il laboratorio di analisi/anatomia patologica e la risonanza magnetica nucleare- spiega Di Vito- Il guadagno sarebbe di tre euro e 69 centesimi per ogni residente della piana di Lucca. È opportuno ricordare ancora una volta la confusionaria programmazione del Campo di Marte iniziata il 20 dicembre 2005 con l'approvazione in consiglio comunale dell'accordo di programma per la costruzione del San Luca e di bellissime linee di indirizzo che hanno dato vita solo a rendering progettuali, ad uno studio indirizzato al massimo guadagno per proseguire con abbondanti diapositive attestanti pseudo progettualità- A tutt'oggi non è stato presentato al sindaco Pardini, alla conferenza dei sindaci e alla cittadinanza un preciso e puntuale documento progettuale e programmatico su cui discutere, avanzare osservazioni e fornire linee di indirizzo”.
“Una pubblica amministrazione dovrebbe sempre considerare l'interesse del cittadino a difesa di un servizio pubblico ed efficiente; di fatto, negli ultimi vent'anni abbiamo assistito ad un preciso piano di depotenziamento della sanità dei nostri territori con penalizzazione dei servizi ospedalieri - denuncia ancora il consigliere- È evidente la volontà di non aprire il tavolo tecnico richiesto a febbraio dall'amministrazione Pardini”.
“La direttrice di distretto informa che i finanziamenti per il territorio sono terminati: ricordiamo che nel 2003 erano stati assegnati a Lucca 13 milioni di euro per ristrutturare la palazzina a mattoncini rossi del 1932 di circa 13 mila metri quadri, milioni che si sono perduti con la costruzione del San Luca. Questa palazzina, come tutta l'area del Campo di Marte, è altamente strategica per la sanità territoriale, e anche per la già avviata integrazione con il sociale - conclude Di Vito- Perché non è stata predisposta una progettualità finalizzata al PNRR per la palazzina del 1932, che da vent’anni attende ristrutturazione e adeguamento sismico? Ci è difficile comprendere la dismissione dei beni disposta nelle segrete stanze del gestore sanitario”.