Abbiamo ricevuto, con immenso piacere, questa missiva inviataci da un nostro 'vecchio' collaboratore che, giovanissimo quando si unì a noi, prese il tesserino di giornalista e, adesso, ha coronato il suo sogno:
Cara Gazzetta,
ciao, come stai? È un po' che non ci sentiamo, forse nemmeno ti ricordi di me. Del resto è da tanto tempo che non riempio più le tue pagine, ma sappi che non ho mai smesso di seguirti, soprattutto negli ultimi anni lontano da casa. In questi giorni ti ho pensato particolarmente perché il mio nome e cognome sono approdati sulle colonne di un'altra Gazzetta, forse un po' più nota, quella dello Sport. Con molto piacere ti comunico che ho avviato una collaborazione con la sezione motori del quotidiano sportivo sia on line che sulla buona vecchia carta.
Ho ripensato molto al periodo con te dal 2013 al 2015 e oggi più che mai mi rendo conto di quanto sia stato importante l'averti incontrata. Vorrei dirti grazie per l'ottima palestra che sei stata, per avermi fatto capire cosa voglia dire essere responsabili di ciò che si fa (nel nostro caso di quel che si scrive) e capire che per certe cose non c'è sempre qualcuno capace d'insegnarti come fare.
Ti ricordi di quando mi occupavo del rally del Ciocco? O quando mi cimentavo nelle prime recensioni con i concessionari della zona? A me sembra ieri, che bei ricordi di quel periodo. Volevo fare il giornalista dell'auto, quello che andava a destra e sinistra per provare gli ultimi modelli e raccontarli a tutti gli appassionati. E sai alla fine credo proprio di avercela fatta a togliermi quella soddisfazione.
"Secondo me lasciare l'università è stata una cazzata...", indovina chi me lo disse? Quel pazzo furioso del tuo direttore la prima volta che mi chiamò al telefono. E sai, può darsi, può darsi che lo sia stato, che lo sarà, ma arrivato a questo punto dico che per quanto possa essere utile e importante ascoltare gli altri lo è altrettanto ascoltare quello che sentiamo dentro di noi. E comunque, Aldo, grazie per tutte le volte che mi hai dato la Sveglia!
Sono molto contento di questo risultato che non voglio chiamare traguardo, visto che quello arriva alla fine e qui c'è ancora tanto da correre. Vorrei augurare a chiunque legga, soprattutto ragazzi e ragazze giovani, di poter raggiungere i propri obiettivi, ricordando che a volte la strada bisogna metterla insieme un passo alla volta, che ogni occasione è buona per imparare, che perdersi d'animo è facile, ma per sapere come va a finire bisogna provarci.