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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera aperta che Suor Lauretta Gianesin, superiora generale della Congregazione Ministre Degli Infermi di S. Camillo, ci ha inviato:
Gentile direttore,
il Suo giornale ha dato ampio rilievo a un importante evento, che ha avuto luogo nell’Auditorium di Via S. Micheletto il 17 febbraio. In quel giorno, il Presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio di Lucca, Marcello Bertocchini, e Sr. Juliana Fracasso (rappresentante legale della nostra Provincia Italiana), hanno sottoscritto l’atto di costituzione del vincolo di destinazione di una parte della nostra Casa Madre, in Via Elisa 4, per la realizzazione di due comunità alloggio per persone con disabilità e prive del necessario sostegno famigliare (con rif. alla Legge “Dopo di Noi”).
Voglio esprimere vivo ringraziamento alla Fondazione Crl, in particolare nella persona del Presidente Marcello Bertocchini, per aver accettato di farsi carico di gran parte dei lavori di ristrutturazione dell’edificio, assumendo il ruolo di partner principale nella realizzazione del progetto.
Noi Suore Ministre degli Infermi, conosciute a Lucca come “le Barbantine”, seguiamo le orme della nostra Fondatrice, la beata M. Domenica Brun Barbantini, che ha dedicato le sue doti di intelligenza e di cuore, nonché tutta se stessa, alla cura e assistenza delle persone più fragili della sua città, in particolare alle inferme sole e abbandonate nelle loro case. Quando acquistò casa Morelli, M. Domenica aveva con sé un piccolo gruppo di donne che, attratte dallo spirito della Fondatrice e desiderose di dedicare la loro vita a Dio, si prendevano cura delle persone più bisognose. Quello fu il primo nucleo della nostra Congregazione, che tuttora si dedica alla cura dei poveri, dei malati e degli emarginati in quattordici Paesi del mondo, testimoniando a tutti l’amore misericordioso di Dio verso i sofferenti.
Quando abbiamo constatato l’urgenza improrogabile di ristrutturare quella che chiamiamo e, che realmente è per noi, “Casa Madre”, lo spirito che ci ha animato è stato di interessarci ai bisogni attuali della città di Lucca. Così, proprio per rispondere alle necessità del territorio, con il determinante sostegno della Fondazione Crl, abbiamo deciso di destinare parte della nostra “Casa Madre” all’accoglienza di due Comunità Alloggio Protette, un’opera perfettamente in sintonia con il nostro carisma e in piena fedeltà alla nostra missione.
La scelta della Congregazione di farsi carico di una parte delle spese e, soprattutto, di mettere a disposizione un palazzo storico e ricco di memoria per tutte noi, con il “vincolo di destinazione” trentennale del bene, è segno tangibile di un carisma che nella sinergia paritetica con il privato per un interesse pubblico testimonia una via possibile per affrontare le problematiche attuali del territorio.
A fianco di questa importante opera sociale abbiamo voluto anche la collocazione, in un’altra parte dell’immobile, di un piccolo “Centro di Spiritualità”, che vuole offrirsi quale punto di riferimento per la Chiesa lucchese, per il territorio e per tutti i cittadini. L’obiettivo sarà quello di approfondire insieme il senso della cura e fare della cura uno stile di vita, alla luce del Vangelo di Cristo Gesù e sull’esempio della beata M. D. Barbantini.
Infine, se la Provvidenza ci invierà i partner opportuni e ne avremo le forze, vorremmo completare l’opera di ristrutturazione della Casa Madre attraverso la realizzazione di un piccolo museo dedicato alla beata Maria Domenica Brun Barbantini. Il museo non sarebbe solo la narrazione della vita e delle opere di una lucchese che ha generato, grazie al carisma ricevuto, opere in molti paesi del mondo, ma consisterebbe anche nel dono alla sua città, ai cittadini e alla memoria, di oggetti, scritti e immagini di valore storico-scientifico e culturale.
Con l’augurio che il Suo giornale continui a dare conto di questo percorso nei fatti e nello spirito fondante dell’iniziativa, La ringrazio del tempo che mi dedicherà.
Cordiali saluti.
Sr. Lauretta Gianesin
Superiora generale MI
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Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di una cittadina di S.Concordio, Giovanna Guastini, che esprime la sua opinione in merito al dibattito sull'uso degli spazi pubblici:
"Da anni ormai S. Concordio, e non solo, è al centro di un intenso dibattito sull'uso degli spazi pubblici. Personalmente trovo interessante e positivo il fatto che gli interventi pubblici più qualificanti dell'amministrazione comunale si siano incentrati sulle periferie e non solo sul centro storico di Lucca.
Come cittadina di S. Concordio, ho avuto modo di osservare e apprezzare alcuni interventi, ad esempio la riqualificazione di Via Nottolini o il parco Saharawi, e ho preso visione, pur non essendo esperta, di alcuni progetti che trovo molto importanti per il futuro della città. Tanto per essere chiari, sono una di quelle persone, e non sono la sola, che apprezza il progetto di riqualificazione dell'area ex Gesam, compresa la costruzione della pensilina coperta, e a maggior ragione trovo interessante il fatto che l'amministrazione voglia reperire finanziamenti per la ristrutturazione e la destinazione ad uso pubblico dell'ex “chiesone”, soprattutto se destinata ad ospitare un centro per i giovani della città.
La premessa sul merito degli interventi mi porta, invece, ad alcune considerazioni sul metodo. Siamo in piena pandemia ma certamente, e speriamo quanto prima in un prossimo futuro, torneremo ad incontrarci, ad assistere a concerti, spettacoli e tutto quello che oggi ci manca. Dunque trovo importantissimo il fatto che si creino degli spazi chiusi, aperti, coperti ecc. ecc. che riqualifichino aree dismesse e creino opportunità di aggregazione e di incontro.
Non capisco dunque perché tutti, dico tutti, i progetti che sono stati presentati (alcuni in via di completamento, altri ancora da progettare sulla carta) trovino l'opposizione di alcune persone.
L'ultima occasione è un post di Clara Mei del quale non condivido il contenuto nella maniera più assoluta. Perché il chiesone non è un luogo adatto a fare un polo giovani? Se manca lo spazio verde ci si può fare. Non ha parcheggio? Ma non stiamo da anni combattendo per un diverso modo di intendere la mobilità (a parte il fatto che parcheggi in zona ce ne sono a volontà e spero bene che i giovani non abbiano difficoltà a percorrere poche centinaia di metri)? La città è morta? Certo ora con la pandemia è quasi irriconoscibile ma francamente prima di questo virus il centro storico era tutt'altro che morto. E una “cosa per il quartiere” cosa sarebbe? E perché solo per il quartiere peraltro in un punto vicinissimo alle mura?
Siamo di fronte al solito no a prescindere, all'ennesimo mettersi di traverso a qualunque iniziativa.
Ognuno esprime le sue opinioni, io esprimo la mia come qualunque cittadino. Comunque, avendo avuto occasione di parlare con molte persone che vivono nel quartiere, sono certa di non essere sola".