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Ne uccide più la lingua che la spada
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Bella questa lettera che riceviamo, direttamente, dalla capitale e che pubblichiamo volentieri per la acutezza di analisi di questo lettore che frequenta abitualmente la nostra città: così se ne va un pezzo di storia del quartiere Prati
Signor Grandi,
da poche ore è uscita la notizia della chiusura per fallimento della storica (centenaria) pizzicheria/rosticceria Franchi in via Cola di Rienzo a Roma. So delle sue radici in Prati e sono quindi certo che ne avrà gustato almeno una volta i celebri supplì e i fantastici polli arrosto, fantastici almeno fino a quando la gestione è passata ai figli del patron (poi sono diventati una schifezza)...
Infatti, da quel momento, è iniziata la decadenza perfezionata dalla ristrutturazione sciagurata per aggiornamento del "format" commerciale, che cominciò con l'eliminazione della celebre fontanella d'acqua fresca (e gratis...) per il dopo supplì. Da quel momento il peggioramento dell'antica qualità è stato verticale, con il conseguente diradarsi della clientela...
Ora mi dirà, ma che c'entra con la Gazzetta di Lucca? Ebbene, penso che proprio c'entri..., eccome... Perché frequentando Lucca da trent'anni e amandola con un certo trasporto, ho notato che, in quanto a degrado, ciò che vedo succedere a Roma, poi lo vedo succedere anche a Lucca, anche se con le dovute proporzioni. Apprezzo molto le battaglie anti degrado sul suo bel giornale, quindi spero che continui a difendere Lucca da chi la vuole guastare a ogni costo, magari adducendo la scusa che sono "i tempi" che cambiano...
E' necessario salvare le peculiarità uniche di Lucca, fermando la rincorsa dei cretini in malafede a "format" altrettanto cretini e snaturanti (bar, negozi, giardini, eventi idioti, mura, piazza coperta, manifattura, etc...). Compito non facile, lo so, ma bisogna provarci sempre e non mollare mai, strillando come e più di loro...! Grazie e forza!
Risponde Aldo Grandi: lei mi dà una brutta notizia che mi colpisce direttamente al cuore. Ho vissuto in Prati per tanti anni quando era un quartiere piccolo-borghese abitato da gente comune e laboriosa, non come oggi che non solo è sporco da fare schifo, ma, evidentemente è divenuto un quartiere per progressisti sinistroidi radical chic-choc che di popolare e di autentico non hanno alcunché.
Che dirle? Ho letto che al suo posto dovrebbe estendersi un'altra, forse l'ultima, perla del genere a Roma in Prati, quel Castroni torrefazione dove si sta da dio, si beve un fantastico caffè a 90 centesimi. Imparino i lucchesi anche da questo aspetto.
Non sono stato un habitué di Franchi, ma la sua vicinanza a Castroni, è il locale a fianco, me lo fa ricordare con affetto, soprattutto, come dice lei, per via di quei supplì e per le fantastiche vetrine davanti alle quali era impossibile non fermarsi ad osservare primizie altrove introvabili.
La sua lettera mi piace molto, denota sensibilità e consapevolezza che ciò che avviene nelle metropoli, prima o poi, è destinato inevitabilmente ad accadere anche nelle piccole e medie realtà. A Lucca si prova a resistere, ma la tendenza a tutto omogenizzare, all'accoglienza incondizionata e indiscriminata, alla conseguente scarsa identificazione con la città proprio per la mancanza di senso civico e di radici locali, oltre alla demenza e ignoranza di larghi strati di popolazione sottoposti al pensiero unico dominante, non lascia granché ben sperare. Lucca va avanti così com'è, ma è come se fosse immobile, senza progetti per il futuro, senza una strada da seguire, senza aspirazioni né ambizioni, ma soltanto occhio per la mediocrità che si sta espandendo a macchia d'olio.
Che fare domanda lei. Non smettere di urlare. Mai. Su questo siamo concordi. Quando verrà nuovamente a Lucca mi telefoni, il numero è sul giornale. Le offrirò volentieri un caffè.
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Una lettera d'impeto per ringraziare la disponibilità mostrata dalle due impiegate, Rossella e Alba, che hanno contribuito, di prima mattina e con il loro atteggiamento, a iniziare bene la giornata:
Cara Gazzetta di Lucca,
due righe scritte di getto per manifestare una sorpresa che merita, assolutamente, venga raccontata. Questa mattina, poco dopo le 9, abbiamo chiamato il numero del centralino del comune di Capannori, 0583-4281, numero che portiamo bene impresso nella mente perché 'archiviato' sin dai tempi in cui eravamo cronisti al quotidiano La Nazione.
Prima avevamo provato a chiamare alla circoscrizione di Marlia, ma ci dava subito errore di chiamata sul display. La signora o signorina Rossella ci ha risposto dal comune con una voce che è stata capace di trasmettere simpatia e mettere a proprio agio l'interlocutore. Davvero brava. Alla nostra osservazione sull'inconveniente. ci ha fornito un nuovo numero che abbiamo chiamato dopo aver ringraziato e riattaccato.
Purtroppo, però, anche questa volta, sebbene dopo due squilli regolari, appariva la dicitura errore di chiamata. Abbiamo, così, richiamato il centralino del comune di Capannori e questa volta ci ha risposto la signora o signorina Alba che, paradossalmente, è stata ancora più gentile della sua collega.
Infatti, non solo ha preso in carico la nostra domanda, ma ci ha chiesto il nostro numero per poterci contattare una volta appurato se esisteva un guasto sulla linea per la circoscrizione di Marlia. Ebbene, nemmeno un paio di minuti di attesa che è squillato il nostro cellulare e all'altro capo del filo la signora o signorina Alba ci dava la risposta che avevamo richiesto. Che dire? C'è ben poco da dire se non chapeau! A proposito, per i soliti malpensanti, non ci eravamo minimamente qualificati né col nome e cognome né con la professione.
Visto che facciamo sempre le bucce a tutti, dicono, almeno questa volta le bucce ce le siamo dovute tenere in... bocca. Brave davvero.