Fra i pochi ciclisti lucchesi passati professionisti c'è Stefano Della Santa, lo scalatore, oggi 55enne, che prediligeva i tracciati ed il clima spagnolo ed infatti in terra iberica ha ottenuto le maggiori soddisfazioni nella sua carriera professionistica nei 12 anni che vanno dal 1989 al 2000. Un ciclista che era tagliato ed ha offerto il meglio di sé nelle brevi corse a tappe, preferendo gli arrivi in salita dove poteva dare sfogo al suo spunto vincente che gli consentiva di vincere la tappa e gestire la classifica nei brevi periodi di una settimana. Fra i 13 successi in carriera i più importanti sono stati per lui la classifica finale nella Vuelta Andalucia-Ruta del Sol, che dal 2005 è entrata a far parte del circuito Uci Europe Tour classe 2.1, grazie alla sua storica fantastica doppietta nel 94 e 95 messa a segno in maglia Mapei battendo in entrambe le occasioni il favorito di casa Francisco Cabello. Il 94 è stato il suo anno magico dal momento che, sempre in Spagna, si aggiudicò anche la classifica finale della Settimana Catalana dopo aver vinto la 3.a tappa da Torrelavit ad Andorra La Vella e la quinta tappa nella crono di Jaén e la classifica finale nell'Euskal Bizikleta nei Paesi Baschi.
UNA CARRIERA INIZIATA AD 8 ANNI ED ALIMENTATA IN MAGLIA FANINI FINO AL PROFESSIONISMO
La storia dello scalatore lucchese è legata a Fanini, una scuola ciclistica riconosciuta in tutto il mondo per aver consentito di correre a centinaia di giovani ciclisti, prima nelle categorie dilettantistiche poi, per alcuni di loro, nel professionismo. Dal vivaio Fanini è uscito fuori Stefano Della Santa ma la stessa sorte è toccata anche a Mario Cipollini, Michele Bartoli, Andrea Tafi e Rolf Sorensen. Per altri l'esplosione in maglia Fanini è avvenuta ad età un po' più avanzata e fra questi ricordiamo i nomi di tre campioni del mondo della pista come Golinelli, Brugna e Villa, l'attuale c.t. azzurro.
"Non potrei mai dimenticare le mie origini in maglia Fanini-dice il trionfatore delle corse a tappe spagnole-avevo 8 anni quando per la prima volta mi mise in sella alla bici Lorenzo Fanini, padre del Patron di Amore & Vita e ben più conosciuto Ivano. Lorenzo aveva allora una piccola officina di bicicletta in un garage della Via Bocchi di Segromigno Piano, una via conosciuta per la sede delle squadre dilettantistiche Fanini. Da lì a poco tempo, era il 1975, fu edificato lo stabile sede delle molte visite dei ciclisti che si recavano per soddisfare le proprie esigenze trovando le combinazioni appropriate. Poi presero in mano le squadre dilettantistiche dal nome Fanini i tre fratelli Ivano, Pietro e Michele. Con il nome Fanini sulla maglia con squadre gestite da loro stessi oppure a volte sponsorizzate in particolare dal patron di Amore e Vita Ivano Fanini, ho fatto tutta la trafila fino alla categoria juniores, poi passai dilettante ad Alessandra Filati presieduta da Fabio Pistolesi (scomparso due anni fa ndr) con D.S. Ettore Giglioli, stando però sempre a contatto con Ivano Fanini che nel frattempo aveva fatto nascere la sua prima squadra professionistica".
NELL'87 LA SUA ESPLOSIONE CON 7 VITTORIE , 6 IN SOLITARIA
Il suo incedere sulle salite si cominciò a concretizzare sulla strada valorizzando quel contesto che si era costantemente insinuato nella sua mente. Nel triennio da dilettante di 1.a, 2.a e 3.a serie con Alessandra una vera e propria esplosione a suon di risultati e di successi strabilianti. La sua migliore stagione del triennio fu nel 1987, quella di secondo anno. Si aggiudicò sette corse, delle quali sei giungendo da solo sul traguardo e fra queste il Gran Premio Del Rosso, il G.P. Internazionale del Mobilio nella crono individuale precedendo Roberto Pelliconi ed il Trofeo Matteotti. L'unica che si aggiudicò allo sprint in un ristretto drappello di 13 atleti fu a Montefiascone, dove Della Santa si iscrisse per caso di ritorno dal G.P. Liberazione. Nell'88 un capolavoro dello scalatore lucchese: vinse la cronoscalata della Futa stabilendo il miglior tempo di sempre. Un primato che gli tolse qualche anno dopo niente meno che il grande Marco Pantani.
NELL'89 L'INGRESSO NEL PROFESSIONISMO CON PEPSI COLA-FANINI E LE PRIME VITTORIE
"L'amicizia di famiglia che mi legava a Ivano Fanini-racconta alla Gazzetta di Lucca lo scalatore lucchese- oltre al programma convincente mi portarono orgogliosamente a firmare il mio ingresso da professionista con la Pepsi Cola-Fanini di patron Ivano nel 1989 e rinnovai nel biennio 90-91 con Amore e Vita sempre gestita da Ivano Fanini. Ivano in quegli anni mi era sempre stato vicino". Riprendeva così la storia di Stefano Della Santa con i colori Fanini, con D.S. Franco Gini, una storia che riguarda tanti campioni dell'epoca che alla corte del vulcanico presidente lucchese hanno raccolto trionfi e soddisfazioni nel mondo professionistico. Ed anche per Della Santa, uno dei migliori scalatori della storia Fanini, i successi non tardarono ad arrivare.
"Vinsi nel 90 una tappa del Trofeo dello Scalatore a Brescia ed entrai per la prima volta della mia vita nella prima pagina della Gazzetta dello Sport. Una gioia enorme: organizzava Vincenzo Torriani e vederlo con la macchina del direttore di corsa dietro me mi dette una sensazione diversa che non avevo mai provato prima. Però nel 91, quando vinsi la seconda gara in maglia Fanini, la gioia fu ancora più grande. Staccai tutti giungendo da solo sul traguardo del Ciocco a Castelvecchio Pascoli, davanti a Davide Cassani, in un'altra tappa del Trofeo dello Scalatore. Entrai nello stadio e un brivido percorse la mia pelle quando il pubblico scandiva il mio nome. C'erano ad attendermi i miei familiari, la mia fidanzata di allora e tutti gli amici di scuola. Ero soddisfatto di aver condiviso con loro un'emozione unica e allo stesso modo orgoglioso di avere ricambiato con la vittoria i loro sguardi che avevano occhi soltanto per me. Vincere sulle strade vicino casa davanti alla mia gente era il massimo che potevo chiedere".
Nel 93 passa alla Eldor-Viner poi a Mapei nello stesso anno, Mercatone Uno, Ros Mary, Amica Chips e Alexia Alluminio. In Italia fra i suoi successi più importanti il Trofeo Melinda nel 93 che riveste un sapore particolare essendo stata la prima vittoria in assoluto dello squadrone Mapei di quell'epoca tanto che nel volume "Qubetti di Gloria" dedicato alla storia della Mapei quel successo occupa le prime pagine. Vinse anche, sempre nel 93, in maglia Mapei il Giro di Campania. Non ha avuto fortuna nelle sue partecipazioni al Giro d'Italia. Azzurro dal 93 al 95, fu in gara ai mondiali di Agrigento nel 94 ma si ritirò.
"In quegli anni per riscuotere la fiducia e quindi la convocazione del c.t. Martini si doveva far bene alle gare indicative pre-mondiale. Oltre a spremerci per essere selezionati ai mondiali di Agrigento, il giorno della gara Cassani fu vittima di una caduta. Assieme a Podenzana, ci fu ordinato di tirare per farlo rientrare in gruppo. Sommando le fatiche non ce la facevo più e dovetti ritirarmi."
I RAPPORTI NON FELICI CON IL GIRO D'ITALIA, PECCATO QUEL SECONDO POSTO ALLE TERME LUIGIANE NEL 93.....
Un ciclista adatto alle corse a tappe brevi. Ma perchè al Giro d'Italia non sono venute fuori le sue qualità?
"Purtroppo nelle corse di tanti giorni non reggevo a livello psicologico. Questo è stato un mio difetto. Il problema era mentale e non riuscivo a resistere nel non perdere le motivazioni davanti agli ostacoli. "
Ciò nonostante nell'edizione rosa in alcune tappe è stato fra i protagonisti come nel 1993 quando iniziò bene il Giro d'Italia mettendosi in luce nella 5.a tappa in Calabria da Paestum alle Terme Luigiane sfiorando la vittoria dopo una fuga a tre con il russo Dimitrij Konisev e Flavio Giupponi. L'arrivo in salita si addiceva al ciclista lucchese e nello sprint finale fu superato soltanto negli ultimi quattro metri da Konisev piazzandosi al secondo posto e precedendo con ampio margine Flavio Giupponi. Al quarto posto si piazzò Fondriest.
Un nono ed un undicesimo posto al Giro di Lombardia
"Il giro di Lombardia cambiava tracciato ogni anno. Quando l'ho corso io le salite erano ad inizio gara e poi 100 km. di pianura prima del traguardo, quindi il percorso non era adatto ai miei mezzi. In Spagna i tracciati erano a me più congeniali con i finali che si addicevano alle mie caratteristiche. Quando vinsi nel 94 il piccolo Giro dei Paesi Baschi Euskal Bizikleta, al secondo posto della classifica generale si piazzò il russo Eugenij Berzin che aveva appena vinto il Giro d'Italia. Berzin vinse la quinta tappa da Lurreta ETB ad Arrate ma la classifica finale la vinsi io davanti allo stesso Berzin mentre al terzo posto si piazzò Davide Rebellin. In quella edizione vinsi anche il G.P.M."
La sua ultima stagione prima di attaccare la bicicletta al chiodo è stata nel 2000 con l'Alexia Alluminio. Ad influire sulla sua decisione alcuni problemi fisici. Era particolarmente infastidito da un impessimento dei tessuti all'arteria femorale. il ritiro e poi anni da D.S. allenando anche per un anno Michela Fanini femminile, presieduta da Brunello Fanini, fratello di Ivano. Ha chiuso la carriera da D.S. con un triennio alla squadra di dilettanti del Gragnano.
"Ho cambiato completamente professione-conclude Della Santa-lavoro nel settore nautico e sono a stretto contatto con il mare e le barche. Una passione che avevo da ciclista e che oggi per fortuna esercito di professione"
I suoi rapporti con la bicicletta?
"Quando ho tempo non ci rinuncio. Specialmente in inverno esco quasi tutti i giorni spensieratamente perchè la passione c'è sempre e lo faccio in compagnia del mio amico Michele Bartoli. Siamo molto affiatati e ci scegliamo periodicamente i percorsi"
Stefano Della Santa e Michele Bartoli, due ex ciclisti rimasti nel cuore di Ivano Fanini per averli lanciati nel ciclismo.