Incredibile, ma vero. Siamo stati citati in giudizio con causa civile e accusati di aver pubblicato alcune fotografie che ritraevano una persona la quale si è sentita esposta pubblicamente senza aver concesso il proprio consenso. Le immagini sono state scattate dal nostro fotografo Ciprian Gheorghita durante una manifestazione tenutasi nell'aprile 2021, all'ex campo Balilla, il 25 aprile, e che ha raccolto centinaia di persone intervenute per ascoltare l'influencer suo malgrado Andrea Colombini. La persona in questione, residente a Viareggio, difesa dall'avvocato Daniele Saviozzi di Capannori, ha chiamato in causa il direttore responsabile Aldo Grandi chiedendogli un risarcimento di 5 mila euro. L'accusa ritiene che il proprio cliente abbia patito un danno di immagine venendo accomunato ad una manifestazione di seguaci no-vax dell'influencer Andrea Colombini. Ebbene, come sempre avviene per un evento pubblico, la Gazzetta di Lucca, anche se la sola a seguire gli eventi che hanno visto coinvolto Andrea Colombini, ha seguito la manifestazione e il corteo per le vie cittadine, una notizia di pura cronaca e di interesse pubblico che ha portato in città, suscitando polemiche a non finire trattandosi di un periodo particolare durante il Covid, centinaia di curiosi che hanno assistito e sfilato senza colpo ferire e in maniera composta.
Quando ci siamo visti citare in giudizio di fronte al giudice di pace quasi quasi non volevamo credere ai nostri occhi e ci siamo chiesti dove sta il diritto di cronaca che prevede la possibilità di pubblicare notizie e foto a patto che esse non suscitino impressione o urtino la pubblica decenza, siano riprese in luogo aperto al pubblico, oppure che siano di interesse pubblico, scritte con linguaggio non offensivo e verità oggettiva.
Interessante questa causa civile anche per l'ordine dei giornalisti e per i colleghi giornalisti e fotografi che, spesso, quando si trovano in giro per lavoro, si sentono apostrofare e invitare a rispettare la privacy o a chiedere il consenso anche quando ciò che immortalano o indagano avvenga in luogo pubblico o aperto al pubblico.
Non è la prima volta che il direttore (ir)responsabile delle Gazzette - baluardi di libertà - viene chiamato in giudizio, quando per diffamazione, quando per, come in questo caso, per presunte violazioni della riservatezza o di codici più o meno deontologici. Ormai, siamo arrivati ad oltre 45 tra cause ed esposti disciplinari. Li abbiamo vinti tutti, tranne due, ma ci possiamo stare. Merito della nostra avvocato Cristiana Francesconi che ci ha seguito da sempre con una partecipazione emotiva e professionale uniche e delle quali non le saremo mai grati abbastanza. Cristiana Francesconi è la Gazzetta.
Cinquemila euro non sono, in fondo, una cifra particolarmente rilevante, ma diventano una somma enorme se si pensa che sidovrà pagarli ingiustamente e semplicemente per avere svolto il nostro dovere di cronisti come facciamo da 30 anni e oltre. I giornalisti troppo spesso si fanno intimorire da minacce di cause legali o esposti all'ordine professionale o, peggio ancora, da cause civili miranti a ottenere risarcimenti più o meno congrui. E finiscono per rinunciare ad approfondire i propri diritti timorosi per quelli che possono essere i loro obblighi. Accade sempre da tempo immemore anche per le generalità di denunciati e arrestati, al punto che vengono tutelate più le vittime dei colpevoli. Ma questo è un discorso che merirebbe un approfondimento che non rientra in questa sede.
Questa volta ci difende di fronte al giudice civile l'avvocato Duilio Cuoci dello studio legale Cristiana Francesconi di via San Carlo Borromeo 24. Abbiamo sempre seguito il percorso di Andrea Colombini e così continueremo a fare condividendone le posizioni sul Covid e Green Pass. In fondo, anche nella nostra professione serve il coraggio di non aver paura.
Nella foto: l'avvocato Cristiana Francesconi