Dopo 77 lunghi giorni di stop, i centri diurni per disabili di Anffas Lucca riaprono i battenti e tornano ad accogliere i tanti ragazzi che per troppo tempo sono stati confinati a casa, a causa dell’emergenza sanitaria. Lunedì 1° giugno, infatti, riprenderanno le attività del Servizio Progetto Lavoro nei centri “A casa nostra” di San Pietro a Vico, “Pitù” di San Vito e “Terra nostra” di Carraia. Riapriranno i laboratori di falegnameria e di ceramica ma soprattutto i ragazzi potranno riacquistare una parte importante delle loro giornate e della loro vita pre-Coronavirus: quella della socialità, del lavoro manuale, di piccole grandi competenze stimolate dallo stare assieme, quello che in sostanza rappresenta un punto di riferimento fondamentale della loro vita, ovvero il progetto avviato nei primi anni ’80 dagli operatori di Anffas Lucca e che da allora ha coinvolto diverse generazioni di persone disabili del nostre territorio.
Il ritorno alla normalità (o forse, meglio, la costruzione di una nuova normalità) sarà graduale. Gli operatori e i ragazzi (in tutto oltre novanta, di cui un primo gruppo di quaranta avvierà subito le attività) dovranno fare i conti con le mascherine sul volto, la distanza di sicurezza, forse anche con un po’ di paura e soprattutto dovranno pazientemente recuperare tutto quello che in questo tempo per alcuni è andato perso in termini di serenità, autonomie, competenze e abilità cognitive.
In un primo tempo, ogni centro ospiterà a rotazione sei ragazzi e tre operatori. Per ogni utente sarà definito un percorso di frequenza personalizzato (es. due giorni di frequenza su cinque giorni di apertura del centro), salvo casi di accertata alta difficoltà familiare. Questo per garantire il coinvolgimento del maggior numero di utenti possibile. L’inserimento dei ragazzi nei centri avverrà per step graduali, mantenendo attivi quando necessario i servizi sostitutivi già esistenti, come quello domiciliare e i contatti tramite videochiamate. Sulla base dell’evoluzione generale dell’infezione Covid-19, e quindi delle misure di sicurezza necessarie, le maglie della rete di protezione potranno essere allargate e questo potrà consentire il passaggio al livello successivo con l’arrivo di ulteriori utenti.
Durante i due mesi di lockdown i ragazzi dei centri diurni e le loro famiglie non sono stati lasciati soli da Anffas. Gli operatori e i coordinatori, che già da prima della chiusura vera e propria stavano monitorando le condizioni degli utenti e le dinamiche familiari, hanno fatto il possibile per dimostrare vicinanza, creare occasioni di incontro e proporre attività da fare a casa. Una telefonata, una videochiamata, il suggerimento di semplici schede didattiche per mantenere le capacità di lettura e scrittura, scambi di ricette, qualche esercizio di danzaterapia e psicomotricità con vere e proprie sessioni didattiche. Ma anche l'ascolto dei problemi che le famiglie stavano affrontando, la manifestazione di una vicinanza, qualche consiglio pratico per la gestione di una quotidianità per alcuni davvero troppo pesante. Accanto a questa attività, in accordo con i Comuni della Piana e con l’Azienda Usl, sono stati avviati già dal mese di aprile gli interventi a carattere domiciliare per i casi più urgenti, per rompere quella barriera di solitudine che l’epidemia ha purtroppo generato.
La riapertura del 1° giugno sarà possibile grazie a una apposita delibera della Regione Toscana e al progetto (con relative procedure di sicurezza Covid-19) che l’Associazione e i suoi responsabili, tra cui il direttore Manuel Graziani e la coordinatrice Ilaria Fabbri, hanno approntato a tempo di record, perché la riconquista di una prima normalità per le persone disabili adulte del territorio non poteva attendere ancora.