Allora, se perdi qualcosa - il cellulare, gli occhiali, le chiavi della macchina o quelle di casa o, non sia mai, il portafoglio… - prova a recitare: Sant’Antonio, Sant’Antonio, dalla bella barba bianca // fammi ritrovare quello che mi manca… Ripetilo per tre volte, poi insisti: Sant’Antonio, Sant’Antonio, dalla barba di velluto // fammi ritrovare quello che ho perduto. Anche in questo caso reiteralo tre volte ed ecco che, miracolosamente, riuscirai a rientrare in possesso dell’oggetto smarrito. Non ci credete? Peggio per voi! Certo, nel ricorrere alla formuletta dovete metterci anche un po’ di fede altrimenti non funziona. Tenete poi presente che il concetto di cosa perduta, resque perdita, si può allargare anche alla dimensione immateriale. Per esempio, sei in età da matrimonio e non ti sei ancora imbattuto nell’anima gemella? Una preghiera devota al santo lusitano-patavino, O Sant’Antonio, intercedi per me, affinché possa ottenere un amore fedele, duraturo e pieno di gioie… e il fidanzamento è pienamente alla tua portata e il matrimonio, un buon matrimonio, bello che combinato. Straordinaria la potenza miracolosa che il facondo santo di Padova è in grado di dispiegare: è in grado di restituire l’udito ai sordi, la parola ai muti e la vista ai ciechi, perché, secondo la voce popolare può compiere fino a tredici miracoli al giorno. Da non trascurare, poi, la protezione del santo in vista degli esami di maturità e delle diverse sessioni universitarie. Più difficile, anche per Lui, però, conseguire risultati convincenti nel trovare soldi per i miserabili, togliendoli a chi li ha. Va detto, però, che nel corso della sua breve esistenza, questo Dottore della Chiesa ce l’ha messa tutta per ripianare le ingiustizie sociali e non si contano le prediche e i miracoli contro i peccati di avarizia e usura, colpa e pratica da lui reputate orrende. I poveri furono particolarmente cari a questo francescano di seconda generazione. Legata al suo nome e a un suo celebre miracolo si è mantenuta, infatti sino a oggi l’istituzione del “pane del povero” detta anche pondus pueri. Racconta, infatti, la leggenda che Antonio formulasse a una madre, mantenendola, la promessa della resurrezione di un figlioletto annegato, Tommasino, in cambio di una quantità di grano pari al peso del bambino morto. Da allora, e per otto secoli, questa opera di carità, pur mutando forma, si è mantenuta e diffusa nel mondo a sostegno dei più fragili e dei meno fortunati. Insomma, Antonio è ancora vivo e opera il bene insieme a noi. Per questo motivo, in occasione del 13 giugno prossimo venturo, grandi, grandissimi auguri a tutti coloro che portano il suo nome: Antonio, Antonia, Antonello, Antonella, Antonietta, senza dimenticare i non pochi Toni, Tonio e Tonia e gli anglicizzanti Tony.
Luciano Luciani