Era il 1990… anno più o anno meno non ha importanza. Una delle mie due oche non stava bene e avevo già chiesto al medico veterinario che seguiva allora i miei gatti e il mio cane, una visita domiciliare per una diagnosi e un’eventuale cura. Mi fu risposto che non sarebbe stato possibile. Lì per lì cercai di capire, lasciai passare un giorno, poi tornai all’attacco, decisa a insistere. Ricordo che era di pomeriggio quando alzai la cornetta del telefono: rispose un medico che non avevo mai incontrato in ambulatorio. Dopo avergli spiegato il problema, non ci pensò due volte e - Verrò stasera, dopo l’orario di chiusura - disse, con la semplicità che in seguito, avrei sempre visto far parte del modo suo di essere. Conobbi così Moreno Sforzi e, da quella sera, lui divenne il “medico di famiglia”, della mia famiglia animale.
È stato il 16 aprile di questo 2020 quando l’ho chiamato: volevo chiedergli un consiglio per il cane di un’amica. Alla mia domanda “Come stai?”, quella che si fa sempre dopo i saluti, con la sua solita semplicità, mi ha risposto: “Male… Ho il tumore”. Ne parlammo.
Dalla prima volta, quando ci siamo conosciuti, all’ultima in cui ci siamo scambiati parole al telefono, sono trascorsi molti anni. Dopo quella prima sera lui è diventato il “medico di famiglia”, ma anche un amico. Abbiamo condiviso pensieri e parole: fino a notte tarda, Moreno mi spiegava l’omeopatia, la medicina olistica e io lo seguivo affascinata dalla passione che metteva nel proprio lavoro. Abbiamo cenato, cantato, riso insieme e intanto lui curava gli animali che mi sono stati compagni negli anni. Sono grata a lui, al medico e all’amico, per quello che ha fatto e per ciò che è stato: un esempio di onestà.
Sono “arrabbiata” con la morte che si è portata via il Dottore degli animali. Lui che sapeva curarli, con quella capacità nel comprendere il problema senza ostentazione, lui che si prendeva gioco delle preoccupazioni che gli umani-accompagnatori manifestavano, lui che, dietro l’atteggiamento da orsacchiotto, nascondeva un grande cuore e rispetto per la vita e il dolore dei propri pazienti. Ritornerà, sono certa, sempre alla mente di chi lo ha conosciuto, la semplicità radicata nell’essere che Moreno era.
“Voglio salutarti, caro Dottore degli Animali, e so che in molti sono in questo momento a non voler accettare la tua morte. Si è creato un vuoto di qua, ma mi auguro che tu trovi, di là, un posticino giusto per te, sereno e con tante anime animali che ti facciano compagnia… E magari ritroverai la tua Luna.”