"Una chiave del successo è affiancare all'innovazione la tradizione": con queste parole Aldo Casali, presidente del gruppo Esedra, ha avviato il convegno tenutosi a Palazzo Ducale oggi 19 maggio, titolato "Tradizione e innovazione: il latino come integrazione di un percorso scolastico bilingue". I vari relatori hanno avuto modo di sostenere i vantaggi garantiti da un'educazione bilingue (o comunque plurilingue), com'è quella fornita dalle scuole del gruppo Esedra, promotore del convegno, dal nido fino alle superiori. Attenzione particolare è stata data al latino: sebbene molti lo vedano come una lingua "morta", i vantaggi legati al suo insegnamento sono infatti notevoli. "Inserire un latino ben insegnato alle medie, come noi abbiamo fatto, si è dimostrato una mossa vincente" ha affermato Casali.
"Il latino conferisce una forma mentis particolare, che garantisce ai nostri ragazzi la possibilità di affrontare le sfide del futuro, consapevoli della propria storia- è poi intervenuto il sindaco Mario Pardini- Per poterlo fare, è necessario partire dalle nostre radici, e in primo luogo dalla lingua: il latino è la lingua madre dell'italiano e di tante altre lingue, e rappresenta la nostra identità nella storia". Sui vantaggi del latino si è espressa anche Donatella Buonriposi, dirigente dell'Ufficio scolastico territoriale di Lucca e Massa, che ha elogiato la sua capacità di veicolare l'apprendimento di altre lingue straniere e di incrementare il nostro vocabolario italiano, che generazione dopo generazione risulta sempre più ridotto.
Buonriposi ha poi parlato positivamente circa l'attività svolta dalle scuole del gruppo Esedra, affermando: "Stanno seguendo l'aspetto della formazione in modo notevole e molto apprezzabile. Nella scuola pubblica persiste ancora il pregiudizio che la scuola paritaria non permetta di raggiungere i medesimi obiettivi, ma questo non riguarda il nostro caso: posso dire con estrema tranquillità che qui l'aspetto formativo è veramente curato; anzi, sono state realizzate delle iniziative purtroppo non sempre possibili nella scuola pubblica".
"Dobbiamo riconoscere piena dignità alle istituzioni scolastiche paritarie, ovviamente se se lo meritano- le ha dato man forte il dottor Ernesto Pellecchia, direttore dell'Ufficio scolastico regionale Toscana- Nella regione, il quadro è positivo: abbiamo delle realtà d'eccellenza, tra cui naturalmente questa, che cerca anche di arricchire l'offerta formativa con ottimi risultati".
Un fiore all'occhiello di queste istituzioni scolastiche, che ci si augura sempre più scuole adotteranno, consiste dunque nell'abbracciare l'innovazione- ma dando un occhio sempre anche alla tradizione. "Il digitale è un mondo che va seguito e monitorato: i bambini in questo momento ricevono moltissimi stimoli, e non è detto che siano tutti giusti- ha osservato l'assessore alla pubblica istruzione Simona Testaferrata- Il bambino va condotto perché possa prendere il meglio anche dell'innovazione: penso che il latino, che è qualcosa di fortemente logico, possa abbracciarsi a tantissime cose, andando anche verso un mondo molto innovativo. Io feci l'esperienza del latino alle medie e confermo che è stato per me estremamente positivo". D'altra parte, anche la tradizione deve potersi appoggiare all'innovazione, e trarne giovamento: "Se la tradizione non cambia, è destinata a morire", ha affermato il sindaco.
Dopo la lettura di una lettera da parte dell'arcivescovo di Lucca, che ha esteso i suoi saluti e congratulazioni ed espresso la sua convinzione circa l'importanza del latino per cogliere la bellezza dei nostri patrimoni artistici e culturali, è giunto il momento del primo intervento: quello della dottoressa Chiara Facciani, ricercatrice dell'Università per stranieri di Siena, che ha evidenziato i vantaggi del plurilinguismo nella prima infanzia e le strategie per valorizzarlo. "Ci sono sempre molti stereotipi quando parliamo del bilinguismo: che possa creare problemi a scuola, che crei confusione nel cervello del bambino, e che ci siano alcune lingue più utili di altre. Io voglio trasmettere l'importanza del bilinguismo a prescindere" ha esordito. Molti, infatti, i benefici garantiti dal bilinguismo: facilita l'apprendimento di altre lingue, stimola l'elasticità mentale e la capacità di risolvere i problemi, nonché l'intelligenza e la capacità di concentrazione, ha dei vantaggi sull'abilità di memoria del lavoro (soprattutto per le lingue minoritarie e i dialetti, che non hanno un patrimonio scritto), e infine sostiene il fenomeno del decentramento emotivo. "Una persona bilingue ha sempre due lingue attive nel cervello, e deve decidere che lingua usare in base all'interlocutore che ha davanti. Questo la mette in una posizione per cui riesce a mettersi nei panni dell'altro", ha spiegato la dottoressa.
D'altronde, i vantaggi garantiti dal bilinguismo sono visibili anche a livello cerebrale: differente è infatti la conformazione fisica del cervello di un parlante bilingue e monolingue, dal momento che, mentre in quest'ultimo solo l'emisfero sinistro del cervello si occupa della produzione linguistica, il cervello bilingue coinvolge anche la parte destra. "Di conseguenza, c'è una maggiore comunicazione tra una parte e l'altra del cervello, che risulta più tonico - ha illustrato Facciani -. Inoltre, si hanno dei vantaggi circa le funzioni esecutive nel cervello: un parlante plurilingue ha sempre tutte le varie lingue attive nel cervello e deve, a seconda della situazione, bloccarne una o più; avere, insomma, una costante attenzione alle risposte da dare, a cosa è giusto o sbagliato in un dato momento".
Stabilito il valore essenzialmente positivo del bilinguismo, rimane da chiedersi: cosa si può fare per supportarlo? Per quanto riguarda l'ambiente scolastico, la dottoressa Facciani ha portato come esempio il progetto l'AltroParlante, sviluppato nel centro linguistico dell'Università per stranieri di Siena a partire dal 2016 e che ha, tra le altre cose, vinto il Label Europeo delle lingue 2018, che riconosce le buone pratiche d'inclusione per una scuola più democratica. "Con questo progetto portiamo avanti un approccio plurilingue basato sulla pedagogia del translanguaging, che consiste nel riconoscere, valorizzare e utilizzare per l'apprendimento l'intero patrimonio linguistico del bambino - ha spiegato la dottoressa -. Questo permette di riconoscere e valorizzare la diversità linguistica, creando uno spazio inclusivo, ma anche di facilitare l'apprendimento di altre lingue. Ad esempio, nell'ambito di questo progetto, abbiamo creato una coperta plurilingue dove ogni bambino ha cucito un pezzo di stoffa con una parola nella propria lingua madre. In un'altra attività, abbiamo insegnato ai bambini il lessico relativo al corpo umano in inglese partendo da parole nelle varie lingue d'origine dei bambini, così che i bambini bilingui sono diventati dei piccoli maestri per i compagni". In ambiente domestico è invece particolarmente importante fornire imput linguistici significativi, supportare gli scambi comunicativi nella lingua madre e proporne corsi.
A seguito, si è ritornati nell'ambito più prettamente classico con l'intervento di Filippo Bedini, professore di latino presso la Scuola media internazionale di Lucca, che ha spiegato come è necessario adattare il curriculum di grammatica italiana così da introdurre l'insegnamento del latino alle medie. "Normalmente, la prima media sarebbe dedicata all'analisi grammaticale, e solo in seconda si affronterebbe l'analisi logica: naturalmente, se si vuole insegnare il latino a partire dalla prima non si può fare in questo modo- ha affermato il professore- Abbiamo quindi deciso di unire analisi grammaticale e logica in prima e seconda, abbinando il loro studio a quello della grammatica latina. Gli effetti che abbiamo riscontrato sono nettamente positivi: affrontare i medesimi argomenti nelle due lingue permette un costante ripasso e consolidamento delle conoscenze acquisite, e per quanto riguarda il latino anche di eliminare l'ansia di traduzione che spesso riscontriamo negli studenti, fornendo gli strumenti necessari ad una giusta analisi e costruzione del testo prima di gettarsi nella traduzione vera e propria". Significativa poi la centralità assunta dalla morfologia verbale, un aspetto spesso trascurato che risulta invece fondamentale nell'apprendimento del latino: per incentivarla, è stata ideata l'idea di una "patente dei verbi", che permette di premiare gli studenti man mano che ne acquisiscono una competenza migliore.
Nonostante questi effetti non siano sicuramente da trascurare, ancora più rilevanti sono i vantaggi riscontrabili in ambito esterno alla grammatica: da una sessione di brainstorming svolta all'inizio della seconda media con ragazzi che erano stati avviati al latino nell'anno precedente sono emersi, tra i benefici che riconoscevano di aver avuto, una maggior attenzione nello studio, una migliore competenza nell'italiano sia orale che scritto, l'apprendimento di molte nozioni utili anche per le altre materie e, come già aveva anticipato il sindaco Pardini, il contatto con le proprie radici. "Bisogna insomma sfatare il mito che il latino è una lingua morta: è presente e gode di ottima salute nel nostro parlare - ha affermato con condivisibile decisione il professor Bedini -. Non solo, ma lingue come il latino e il greco hanno una forza espressiva tanto forte che i ragazzi subito ne rimangono affascinati, appena si rendono conto di quanto siano onnipresenti nel nostro parlare quotidiano, e percepiscono con forza la loro importanza".
"A me viene da dire che una lingua è morta se è insegnata in maniera morta" si è riagganciato a questa considerazione l'ingegnere Alessandro Coppola, in avvio del suo intervento sulla rilevanza di una formazione classica nel mondo del lavoro. Coppola- direttore della Direzione Innovazione & Sviluppo (ISV) ENEA- Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile- ha innanzitutto sottolineato la rilevanza della creatività nel suo ambito, e come questa non sia una dote innata, ma qualcosa che sorge grazie alla nostra formazione: per svilupparla, fondamentale è l'apertura mentale che permette di assorbire elementi da più ambiti diversi, quali quelli di cultura scientifica e umanistica, tra cui deve instaurarsi una dicotomia costante. "Questa è l'importanza del latino, che in quanto lingua non è solo uno strumento di comunicazione, ma anche un vettore culturale" ha concluso l'ingegnere. Ha poi sottolineato un'ulteriore aspetto del mondo del lavoro per cui la conoscenza del latino può risultare utile, addirittura fondamentale: quello legato alla mediazione e alla comunicazione. "Spesso abbiamo la sensazione, ad esempio, che uno scienziato parli una lingua che è completamente diversa da quella dell'avvocato o dell'economista- ha spiegato- Uno dei miei compiti è quello di fare da catalizzatore tra questi multilinguismi atipici, e il fatto che io abbia studiato il latino mi facilita perché mi permette di utilizzare la lingua in maniera propria e flessibile".
La conclusione del convegno si è concentrata nuovamente sulle dinamiche dell'insegnamento bilingue, con la dottoressa Eimear Marnell, headmistress delle Scuole bilingue di Lucca, che si è espressa sulle best practices, ovvero alcuni accorgimenti che si sono rivelati particolarmente efficaci, da adottare per favorire l'apprendimento della lingua inglese e in lingua inglese da parte degli studenti che non l'abbiano come lingue madre. "Si tratta di una preoccupazione che spesso i genitori hanno quando ci affidano i loro ragazzi: come può frequentare delle materie in inglese un bambino che ancora non parla l'inglese fluentemente?- ha esordito la dottoressa Marnell-. Naturalmente si tratta di una preoccupazione valida, ma dobbiamo renderci conto che non è necessario parlare perfettamente una lingua per apprendere in quella lingua: basta adottare in classe alcuni accorgimenti per incoraggiare e mettere a loro agio gli studenti". Tra questi accorgimenti, fondamentale utilizzare un linguaggio semplice e fare grande ricorso ai gesti, al linguaggio del corpo e alle immagini, evitando il più possibile di tradurre; occorre poi riconoscere che la comprensione viene prima della produzione e lasciare che quest'ultima arrivi quando il bambino è pronto, senza forzarlo, nonché concentrarsi attentamente sulle basi della grammatica lasciando però che il bambino sbagli, dando priorità alla sua presa di confidenza con la lingua.
Naturalmente, nessuno può attestare l'efficacia o meno di questo tipo di educazione meglio di chi l'ha ricevuta in prima persona: per questo suggello perfetto al convegno è stato l'intervento di Flavia Vezzoso e Giulia De Luca, ex studentesse della scuola media internazionale e ora del Liceo internazionale quadriennale di Lucca. "Ci ha aiutato molto imparare il latino sin dalla prima media - hanno spiegato le ragazze -. Altri nostri compagni che sono arrivati ora hanno dovuto cominciare da capo mentre noi abbiamo solo dovuto fare un ripasso generale, e questo ci ha dato più tempo per studiare le altre materie". Inoltre, entrambe le ragazze sono cresciute bilingui, parlando più lingue in casa, e hanno avuto modo di parlare positivamente della loro esperienza a riguardo. "Mia madre è olandese, e sua madre tedesca- ha detto una delle due- Crescere in una casa in cui cambi stanza e cambi lingua ti apre la mente. A scuola ci è sempre risultato più facile imparare nuove lingue, e abbiamo acquisito delle competenze che ci risulteranno utili nella vita".