Non abbiamo mai avuto in particolare simpatia l'ex senatore Marcello Pera. Un po', all'epoca del suo avvento, perché schieratosi con Silvio Berlusconi che in vent'anni di potere è riuscito, al massimo, a organizzare qualche festino di troppo e un po' perché, sinceramente, non potevamo sopportare, all'interno della redazione lucchese del quotidiano La Nazione, il leccaculismo spinto che regnava in qualche collega ai tempi in cui Pera era presidente del Senato.
Nel 2017, quando cercò di portare avanti un progetto politico per le amministrative cittadine, stroncammo sul nascere l'iniziativa quando ci rendemmo conto che annoverava, nelle sue file, cariatidi di un tempo che fu. Apprezzammo, tuttavia e non poco, quando l'ex senatore abbandonò ogni iniziativa perché di affiancare-appoggiare la Donatella Buonriposi non aveva alcuna intenzione e, visti i risultati, non solo aveva ragione e aveva visto giusto, ma era stato straordinariamente preveggente.
Nonostante ciò, è bene dire che il Pera filosofo, il Pera anche ideologo perché no?, il professore dedito allo studio non soltanto di Karl Popper, ma anche delle ragioni di un Occidente al tramonto e di una Chiesa che ha perso, ormai, ogni richiamo a causa del suo modernismo storico, non solo ci ha sempre incuriosito, ma anche affascinato. Non dimentichiamoci che ancor prima che presidente del Senato, con tutto quel che ne consegue, Marcello Pera è stato ed è una persona intelligente, un intellettuale a 360°, un filosofo che ha cercato e cerca di interpretare la realtà non, come fanno i materialisti storici o comunisti d'accatto, adeguando la realtà all'Ideologia, ma l'opposto, l'ideologia, casomai, alla realtà e, credete, c'è una bella differenza. Sostanziale.
Non lo avevamo mai incontrato, tantomeno intervistato. Non gli abbiamo mai chiesto niente né lui a noi. Abbiamo, però, appreso con simpatia e anche con orgoglio che ci legge, che legge la Gazzetta di Lucca e che ci trova assolutamente dei grandissimi rompicoglioni.
Così quando abbiamo varcato la soglia di palazzo Giusti dove i coniugi Pera vivono a Lucca, eravamo davvero felici - intellettualmente felici - di poter, finalmente, scambiare due parole con una persona alla quale, sicuramente, avevamo e abbiamo ancora molto da chiedere. Abbiamo indossato la mascherina non perché siamo convinti della sua utilità - tutt'altro, abbiamo già detto che è l'anticamera del burqa di prossima adozione - ma per una questione di educazione e di rispetto verso l'ex presidente del Senato. Appena ci ha visti, però, ci ha tolto subito d'impaccio prima invitandoci a toglierla e, poi, stringendoci la mano. Meglio di così, come avvio, non poteva esserci.
Marcello Pera è in buona forma. Non solo fisica, ma, soprattutto, spirituale. Il suo pessimismo della ragione conserva ancora un po' di ottimismo della... follia. Ci fa piacere apprendere che si è imbattuto in uno dei nostri libri più cari, la biografia di Ruggero Zangrandi, figura di giornalista-politico-intellettuale che i giovani di oggi dovrebbero studiare a scuola invece di perdersi dietro alla pesca, per di più inutile e senza senso, di sardine e simili.
Sul mobile alcune immagini, alcune delle quali insieme all'unico papa esistente, papa Benedetto XVI al secolo Joseph Aloisius Ratzinger. Nel corso del nostro colloqui più volte il professor Pera si soffermerà sui temi della Chiesa a lui così cari: "Il declino della Chiesa - esordisce - parte dal Concilio Vaticano II, quando si scelse di abbracciare i diritti umani e di trasformare la Chiesa in un soggetto sempre più laicizzato e vicino al modernismo. Oggi la Chiesa, con Bergoglio, è peggiorata ancora di più. Perché è gesuita? Non solo, soprattutto, perché è sudamericano e la Chiesa, in Sudamerica, non ha certo coltivato i valori del liberalismo e dell'Occidente. Ormai la Chiesa ha smarrito la sua strada e c'è soltanto da sperare, come Benedetto XVI, che emergano delle minoranze creative in grado di riportare la luce nel mondo delle tenebre. La Chiesa oggi ha perso la sua identità, si occupa di diritti umani, di diritti delle minoranze e non si occupa più della Salvezza delle anime. Cristo parlava di salvezza, non di diritti umani".
La Luminara a Lucca non c'è stata e monsignor Giulietti, allievo bergogliano, in questo è stato una specie di zombie: "Guardi che se ne sono accorti in pochi che non c'è stata la Luminara visto che nessuno ha alzato la voce, tantomeno Giulietti che, comunque, per l e cose cui tiene tanto zombie non è. Cosa vuole che le dica? Io ho anche chiamato il sindaco manifestandogli la mia perplessità in proposito, ma come vede non è servito a nulla. Ci sono le giostre, non c'è la Luminara e comunque, mi creda, se anche l'anno prossimo dovesse saltare, finirebbe per sparire tanto non interessa più a nessuno. basterebbe ripristinare la fiera di Borgo Giannotti e qualche altra manifestazione, quanto alla Luminara, si è perso il senso del sacro e della fede. Tra fare una processione in strada e una cerimonia in Cattedrale c'è una bella differenza, ma si tratta di un segno dei tempi: la Chiesa si è progressivamente adeguata alla scienza e alla politica, al laicismo e alla materialità dell'esistenza. Questo non è altro che uno degli effetti".
Pera suggerisce di spostarsi in terrazza. Terrazza? Questo è un paradiso con vista a 360° su tutta la città e oltre. Il professore guarda verso l'Acquacalda e indica un campanile: "Vede quel campanile? E' un obbrobrio, lo ha fatto costruire Baccelli, l'ex sindaco di Lucca". E papà, aggiungiamo noi, di Stefano anche lui, in politica, tutt'altro che un'aquila. "Sarebbe da abbattere se solo si potesse, architettonicamente è una cosa indecente". Concordiamo, anzi, rincariamo la dose: a noi fa proprio schifo.
Professore, ma si può fare qualcosa per provare a risalire?
Marcello Pera ci porta a vedere il panorama sui Monti Pisani e verso la Versilia, su Monte San Quirico e Borgo Giannotti, sul centro storico. "L'Occidente è in crisi - dice - e non so dirle se si tratta di una crisi irreversibile. L'unica speranza è che, prima o poi più prima che poi, arrivi una persona, che sia brava, a risollevare le sorti di una civiltà che ha, ormai, abdicato a se stessa. Nella sua mania di voler difendere e proteggere le minoranze e i diritti umani degli altri, ha finito per vedersi ritorcere contro questa scelta liberticida. Abbiamo perso la nostra identità, religiosa in primis, ma non solo. Mentre l'Islam, ad esempio, ne possiede una molto più aggressiva, ma non avranno nemmeno bisogno di combattere. Ancora venti anni e con i figli che fanno e come diceva Gheddafi, conquisteranno l'Occidente senza colpo ferire. Noi siamo, purtroppo, un pensiero attualmente debole. Se dovesse venire meno il baluardo rappresentato dall'America, sarebbe la nostra fine, finiremmo nelle mani o della Russia di Putin o della Cina con la differenza che in Russia Putin protegge la Chiesa ortodossa dalla quale è appoggiato mentre alla Cina non gliene frega niente dell'aspetto religioso".
"Vede - aggiunge - non c'è nessuno in Europa, salvo rare eccezioni che è consapevole della crisi che stiamo attraversando. E se manca la consapevolezza, come fai ad arginare il fenomeno?".
Professore, perché Benedetto XVI se ne è andato?, in fondo il papa vero era lui.
"Grandi mi creda, ho chiesto almeno tre volte a papa Ratzinger il perché di questa deriva aggiungendo, direttamente e senza perifrasi, che la colpa risiedeva, a dirla tutta, nella sua scelta di abbandonare il suo ufficio. La prima volta mi rispose dicendomi che erro troppo pessimista e che non conoscendo Bergoglio mi sarei ricreduto. La seconda volta mi sembrò molto, ma molto meno convinto e la terza e ultima volta non mi ha risposto. Probabilmente ha lasciato per motivi fisici ma anche psicologici, anche se adesso, a 93 anni, resiste ancora".
Marcello Pera ama Lucca. E' lucchese nel midollo, ma non si riconosce più in questa città dalla quale ha vissuto lontano, a Roma, per più di un decennio, dal 2001 al 2016, in una casa in piazza del Popolo, proprio vicino al bar Rosati, una istituzione per i romani.
Abbiamo passato buona parte della nostra gioventù universitaria a colloquio con personaggi che avevano partecipato alla edificazione della nuova Italia all'indomani della fine della guerra ed era da allora che non ci capitava di imbatterci in un intellettuale di questo spessore, che quando parla lascia sempre qualcosa di più di quello che dice. E' un piacere conversare.
"Lucca è una città inerte - commenta - non c'è più nulla, non ci sono nemmeno più le famiglie che c'erano una volta e che costituivano l'ossatura del tessuto cittadino. E' diventata una città multicolore, anonima, in degrado, non ci sono più i professionisti che c'erano una volta, i personaggi carismatici e di grande livello che ci sono stati in passato. Nulla, c'è soltanto il vuoto. Non parliamo della Chiesa per favore. L'unico potere rimasto è quello della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, ma anche lì non riesco a capire se il presidente Marcello Bertocchini sia un uomo libero di fare le proprie scelte oppure no" .
Pera non ha esitazioni e per questo piace anche a chi, lo abbiamo già detto, non era quasi mai piaciuto. Ha abbandonato - o, forse, noi ce ne siamo accorti solamente adesso - ogni formalismo conservando, tuttavia, memoria e conoscenza.
"Sono deluso dalla scuola Imt che ho praticamente fondato da solo insieme a Giurlani, all'epoca presidente della Fondazione Carilucca. Se non fosse stato per lui non saremmo mai riusciti a far nascere Imt che doveva essere, però, una scuola di nicchia che specializzava in tre indirizzi mentre adesso non si capisce più nemmeno cos'è. Io sono stato allontanato, adesso nemmeno mi invitano più. Io non mi sono mai intromesso nelle vicende interne della scuola, anche quando ero presidente del Senato e avrei potuto. L'ho difesa dai tentativi di Pisa di portarla a sé e ci siamo riusciti ad evitare questa occupazione. Mi sono incontrato una sola volta con il presidente Bertocchini. E' stato Vittorio Armani, incontrandomi al supermercato a dirmi se avrei incontrato il presidente e io dissi subito di sì, ci mancherebbe. Così, quando l'ho visto, gli ho detto quello che pensavo della scuola e del fatto che a me questo direttore non sembrava la persona ideale per guidarla e che sarebbe stato molto meglio, magari, fare un bando allargato all'estero e cercare qualcuno con esperienza particolare. Ho spiegato anche che certe cose non mi sono andate a genio e che adesso la scuola sembra essere diventata una sorta di orticello privato dove è venuto meno lo stile. Allora ho chiesto a Bertocchini se fosse un uomo libero di muoversi e di fare delle scelte autonome nell'interesse della scuola stessa. Non l'ho più sentito da quella volta".
Professore cosa manca a Lucca?
"Cosa manca a Lucca? Mancano dei giovani che abbiano voglia e capacità di assumersi la responsabilità di essere classe dirigente per il futuro. Manca una classe imprenditoriale che sappia fare altrettanto. Una volta a Lucca c'erano le famiglie, c'era l'imprenditoria, c'era la cultura, c'era il commercio e tutto di un certo livello. Adesso il livello si è abbassato a tal punto che non c'è più niente e chi ha soldi, quelli che ce l'hanno, non hanno più alcuna intenzione di investire per il bene della città. Quanto al Pd, è alla fine, guardi in che stato è ridotto. La Fazzi, poi, non capisco per quale ragione si sia candidata visto che di politica non si era mai interessata. Per di più appoggiata dalla parte più estremista e di sinistra. Mah...".
Professore a noi di Fazzi ce ne era bastato uno...
"E lo dice a me?".
Mario Pardini è sempre stato un suo pallino.
"Diciamo che Mario Pardini mi sembra un giovane, uno di quei quarantenni che potrebbero provare a fare qualcosa di concreto. L'ho conosciuto quando ero appena entrato, nel 1994, in Forza Italia, poi ci siamo persi di vista e rincontrati in occasione del referendum costituzionale di alcuni anni fa. E' lucchese, ha un cognome di una famiglia lucchese che ha fatto la storia della città, è una persona che ha fatto bene a Lucca Crea, non è fazioso e nemmeno democristiano altrimenti, mi creda, se solo avessi sentito puzza di democrazia cristiana lo avrei lasciato perdere. E' un ragazzo che sa cosa vuole, il percorso è, però, ancora lungo e vedremo cosa accadrà. Sarà lui a fare le sue scelte, ma già essersi presentato prima delle elezioni denota un coraggio non comune. Avrebbe potuto aspettare, invece ci ha messo la faccia".
Il tempo è volato via in un baleno. All'orizzonte c'è un bel tramonto e Pera ci invita a guardare i gabbiani che volano, sempre a quest'ora e sempre nella stessa direzione.
"Siamo ai cascami della civiltà, ad una civiltà delle catacombe". Parole come pietre. Che non lasciano trasparire grande ottimismo. Noi salutiamo e ci muoviamo verso l'uscita. Ci saranno sicuramente altri incontri. Una boccata d'aria di intelligenza e spessore serviva davvero. Da troppo tempo eravamo abituati ad ascoltare, soltanto, la superficie delle cose.