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Caro direttore,
con il tuo consueto impeto che è passione e buon senso messi insieme, accusi il nuovo governo di non aver agito in contrasto con quanto fatto dal governo defunto poche settimane fa.
In effetti oggi l’Italia è più che mai multicolore, come la Toscana: dall’arancione, al rosso, con l’arancione “rinforzato”. Tutti in attesa dell’arrivo del vaccino.
I contraccolpi che tu denunci sono tutti veri.
Per capire qualcosa nel ginepraio ho chiesto a un amico, presidente di una eminente società italiana che opera proprio nel settore vaccinale, visto che ha vissuto e vive in prima persona la vicenda.
Riassumo le risposte probabilmente con qualche improprietà:
- il problema della scarsità di dosi ricevute dai Paesi dell’U.E. sembra avere due nature: geopolitica e contrattuale.
Secondo il mio amico tutti i vaccini oggi utilizzati funzionano, compreso quello cinese (Sinovac) e quello russo (SputnikV).
- La non adozione in U. E. di questi ultimi è finora stata di natura geopolitica, come di natura geo politica sarebbero i dubbi che sono serpeggiati sulla efficacia del vaccino Oxford/Astrazeneca di “nazionalità” inglese anche se associa società italiane e tedesche.
La U.E. avrebbe difficoltà politiche (e non cliniche) ad adottare un vaccino della Russia con la quale ha in corso molti contenziosi, così come sarebbe in difficoltà ad adottare quello cinese vista la rinnovata linea atlantista e anticinese confermata da Biden. Quanto ad Astrazeneca la U.E. voleva punire anche per questa via la Brexit, l’uscita inglese dalla U.E.
- La U.E. ha secretato i contratti, quindi nessuno ne conosce gli esatti contenuti, ma nei fatti emerge la debolezza contrattuale dei funzionari U.E: di sicuro i contratti non prevedono clausole di difesa in caso di mancate consegne né prevedono impegni di precedenza o penalità.
L’attenzione è stata posta sul prezzo, cosicché, combinando le due cose, i produttori hanno potuto privilegiare altri Stati clienti (per esempio Israele che ha pagato quasi il doppio di U.E. i vaccini Pfizer). Mentre gli Emirati hanno usato Sinopharm dando luogo, fra l’altro, al turismo vaccinale.
Il mio amico dice che la creazione di un vaccino è dinamica. Un vaccino è come un frutto che matura giorno per giorno, e nessuno sa quando potrà essere colto nè come sarà quando giungerà a maturazione. L’essenziale è che dia il risultato per cui le società hanno investito somme elevatissime, spesso integrate dai singoli Stati.
Siccome al momento della firma del contratto le sperimentazioni erano in corso, le società non erano effettivamente in grado di dare date certe di consegna.
-l’Unione Europea dispone di 32.500 dipendenti addetti alla Commissione, 7.500 dipendenti addetti al Parlamento, 3.500 dipendenti addetti al Consiglio. Totali 43.000 dipendenti.
Dati i risultati pare evidente che nessuno di questi avesse le competenze necessarie per negoziare un contratto complesso con le case farmaceutiche, il che è confermato dalla inutile litania che le case farmaceutiche non hanno rispettato i singoli contratti.
Delle due l’una. Se non hanno rispettato i contratti l’U.E. deve fargli causa, se non lo fa è perché non c’è alcuna violazione contrattuale. Non voglio pensare ad altri, imperscrutabili motivi.
Gli Stati (non l’Italia) nel dare soldi per la ricerca alle società, si sono assicurati anche partecipazioni (azioni) o contratti di privilegio.
Per quanto riguarda l’Italia il mio amico mi dice che sin dal febbraio 2020 almeno una azienda approcciò il governo italiano con la proposta di fare una joint venture fra Stato e privati (50% cad) con la comproprietà dei brevetti. Si trattava di € 120.M (60 M cad) per avere una società mista che in 6/8 mesi sarebbe stata in grado di produrre vaccini su scala industriale. Il governo rifiutò l’offerta.
Siamo ai giorni nostri:
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Non tanto l’Italia quanto gli italiani vivono le sofferenze che tu denunci. C’è una bella differenza fra italiani che è gente vera ed Italia che è concetto molto più astratto.
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Il contagio è impetuoso.
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I vaccini non sono arrivati.
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Il nuovo governo ha cambiato l’intera filiera del percorso vaccinale: non più le primule ma la logistica dell’esercito e della Protezione Civile. Mi auguro che accolga anche la proposta di Confindustria che mette a disposizione le proprie imprese per vaccinare i propri dipendenti in azienda, con le dovute cautele.
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Il ministro Giorgetti ha stipulato un accordo con imprese italiane che consentirà entro 6/8 mesi di avere un vaccino prodotto in Italia rimediando all’errore fatto un anno fa nel rifiutare questa soluzione. Astrazenica ha dato disponibilità a cedere i brevetti.
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Nel frattempo hai ragione tu: gli italiani hanno perso la libertà di muoversi e di vivere una vita decente, i morti da contagio sono giornalieri, i moribondi da povertà indotta si moltiplicano, gli italiani sono di fatto discriminati: chi lavorava e rischiava in proprio ha sofferto e soffre, chi ha le tutele del sistema non ha sofferenze economiche, anzi, non potendo spendere, accumula risparmi (180 miliardi in più nel 2020 rispetto al 2019). Interi settori economici sono sfasciati.
Dammi una opinione: le colpe sono da addebitare più al governo attuale o al governo affondato tre settimane fa? E comunque le speranze di un futuro migliore sono tutte nelle mani del nuovo governo.
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Roma. Liceo Classico statale “Virgilio”. Primi anni ‘60. Ho sedici anni ed inizio il primo anno di liceo. Compagni di classe di estrazione sociale medio-alta; siamo solo in due di origini umili: il mio compagno di banco Giuseppe ed io. C’è una disciplina che affrontiamo per la prima volta: la STORIA DELL’ARTE. Entra in classe la professoressa ISA BELLI BARSALI che, da subito, non cela il suo accento toscano. Dopo tre spiegazioni, ce lo diciamo, Giuseppe ed io: <<Questa professoressa ha una marcia in più>>. E che marcia! Le sue lezioni infiammano. Benché il termine non sia molto nominato, la Bellezza è dominante e ci viene iniettata in dosi massicce.
Un giorno mi volto verso Giuseppe: “Ma com’è possibile che scultura greca e scultura romana siano così diverse?” La risposta non posso sentirla perché la professoressa mi ha visto disattento (cioè non avevo sguardo e volto dritti verso la cattedra!). E alla cattedra vengo chiamato ed interrogato sul Trono Ludovisi. Con una fatica enorme strappo un 6 - -, e la professoressa mi appare, ancor di più, una montagna troppo alta da scalare: d’altra parte, se un alunno troppo facilmente rimproverato, ammira ancor di più la sua insegnante ci deve essere una ragione speciale.
Poi “arriva” Piero della Francesca: due lezioni indimenticabili. Io ho un vantaggio: essendo figlio di un dipendente delle Ferrovie, posso viaggiare in treno senza pagare. Così vado ad Arezzo ed entro in San Francesco col cuore gonfio di emozione. Ne esco, dopo quasi due ore, ancora più frastornato: anche Piero è una montagna troppo alta da scalare!
Viene il momento in cui mi accorgo che la mia professoressa mi stima. Perciò mi azzardo a chiederle di leggere le mie poesie. Dopo due settimane me le restituisce: <<Oh, Leandro, ci sono molti punti infantili… troppi… ma questa è la tua strada!>>.
All’esame di maturità la Commissaria -esterna- di Storia dell’arte rimane sbalordita dal rendimento complessivo di noi studenti (soprattutto dal rendimento del mio compagno di banco)…
Nell’anno accademico 1965-’66 io entro all’Università come studente, lei come insegnante di una disciplina che porta ai vertici internazionali: l’Archeologia medievale. Cogli anni l’amicizia progredisce: ricevo l’onore di esser presentato a suo marito, anche lui lucchese doc, Mario Barsali, storico della Treccani: sono loro, tuttora, le due persone di più elevata cultura umanistica che io abbia mai incontrato. L’amicizia ormai ha spiccato il volo senza che io riesca mai a dare del tu alla mia amata professoressa di Storia dell’arte… Alla fine del 1986 è fissato il mio matrimonio. Anche la mia futura moglie stima tanto Isa e Mario, che sono tra i primi invitati… ma il dramma è dietro l’angolo: venticinque giorni prima del matrimonio, dopo una fulminea malattia, Isa ci lascia. La mia futura moglie ed io prendiamo in considerazione l’idea di rinviare il matrimonio, ma Mario se ne accorge e non sente ragioni. Il giorno del matrimonio ci arriva un suo telegramma di felicitazioni firmato “Isa e Mario” (lo conservo ancora con gratitudine immutata).
Ed ogni tanto sono accerchiato da ricordi dolcissimi. Una volta, a casa sua: “Professoressa, il contorno di fagioli e cipolle di Tropea è il migliore abbinamento d’Italia…” -“Nossignore, quello di Lucca è superiore…”. 30 minuti senza vincitori né vinti. Un’altra volta, in Galleria Corsini di Roma, visitando i quadri del lucchese Pompeo Batoni: “Professoressa, come mai queste donne sono così ‘cicciotte’e così colorate in viso?” -“Perché nel ‘700 si usava così” -“Professoressa, sa che il Premio Nobel indiano 1913 -Tagore- dopo aver visitato la Toscana, ha scritto che era tutta bellissima, ma che non capiva le tante mura, per lui costruzioni non pacifiche, basate sulla diffidenza?” -“Invece tu che ne pensi?” -“Che quelle di Lucca sono di un’eleganza ineguagliabile” -“Sapessi quante volte siamo stati sul punto di perderle! Per fortuna i Lucchesi hanno un grande spirito di indipendenza… né toscani né liguri…”. Tra gli ultimi, in ordine di tempo, un ricordo preziosissimo. Dopo aver letto un mio copione cinematografico, lei e il marito mi dicono: “È un lavoro pieno di pudore… intellettuale e psicologico…” Ne sono ancora certo: qualcosa di decisivo per la mia autostima professionale.
Ma per un altro dono rimango e rimarrò debitore -in assoluto- alla professoressa Belli: lei ha fatto entrare per sempre la Bellezza nella mia vita. Contro ogni tipo di morte.