Precisamente un anno fa, nell’ultimo giorno del 2022, ci lasciava il papa emerito Benedetto XVI, nello sconcerto dei fedeli di tutto il mondo. “Uomo mite ma fermo, di grande cultura”, l’ha definito con reverenza il parroco che ha officiato la messa a lui dedicata nella chiesa di Santa Maria della Rosa di Lucca.
A volere sentitamente una messa dedicata alla memoria di Joseph Ratzinger è stato Marcello Pera, ex presidente del senato nonché attuale senatore e, soprattutto, amico personale dello scomparso pontefice. Dopo la celebrazione della messa, che ha visto il passo di oggi di san Nicola spiegato proprio alla luce delle parole “profondamente vere” di Benedetto XVI, Pera ha voluto ricordare quella che ha definito come una figura eccezionale, in primo luogo dal punto di vista umano.
“Ratzinger era un uomo mite, umile, delicato, disponibile; nei colloqui privati amava molto più ascoltare che obiettare e dibattere e, anche se un certo imbarazzo a parlare con lui c’era, com’è inevitabile per una figura così gigantesca, era un grande uomo che riusciva a mettere al suo pari chiunque parlasse con lui: era incredibile la capacità che aveva di non far avvertire la propria autorità e autorevolezza. Aveva anche un insospettabile senso dell’umorismo, a far intendere che anche i problemi più drammatici spesso si possono risolvere con un po’ di buon senso e disponibilità”.
Non solo, papa Ratzinger era anche un grandissimo uomo di fede e di studi, notevole per la cultura, l’acume e le capacità espressive. “Era in grado di padroneggiare la teologia, la filosofia, la storia del cristianesimo, della chiesa, della liturgia; era preparato e curioso su ogni argomento, e su qualsiasi tema, anche quelli apparentemente da lui più distanti, sapeva esprimere posizioni di acume critico- l’ha ricordato il senatore- Era un moderno dottore della fede, che sapeva coniugare la tradizione della scrittura con la novità dei problemi. Eccezionale era anche il linguaggio: per un accademico è facile parlare con il collega della porta accanto, mentre è difficile farsi capire da tutti, cosa che lui riusciva a fare anche negli scritti più profondi”.
Infine, eccezionale lo era nella sua fede: “Umile servo nella vigna del signore, sapeva resistere alle offese, alle critiche, alle ingiurie per una ragione molto semplice, che si avvertiva guardandolo con attenzione: era un mistico, come il suo grande maestro Agostino”, ha spiegato Pera.
“Tutto questo il 31 dicembre dello scorso anno cambiò- ha poi proseguito- Non solo i fedeli, gli intellettuali, i politici ma la chiesa tutta ne fu scossa, perché tutti avvertirono che avevamo perduto un punto di riferimento, una guida, una luce. Pochi come lui lottavano contro le degenerazioni del mondo moderno, contro il relativismo, il laicismo e la secolarizzazione, pochi come lui ebbero il coraggio di denunciare le difficoltà umane della chiesa”.
Ha inoltre affermato, commentando due pensieri dello stesso Benedetto XVI, che egli “ebbe il coraggio di riconoscere che l’occidente, in particolare l’Europa, si scristianizzava lentamente, e che la fede e la cultura cristiana diventavano un fenomeno minoritario. E ancora- ha aggiunto l’ex presidente del senato- ha denunciato la perdita di spiritualità della chiesa: in un periodo in cui anche la chiesa sembra, spesso o talvolta, perseguire la giustizia sociale piuttosto che la salvezza spirituale, dobbiamo ricordare il suo ammonimento”.
In questa circostanza, ha osservato Pera, risulta fondamentale appellarsi ai giovani, a quelle che lo stesso papa chiamava “minoranze creative”, nella convinzione che vi sarà sempre “una generazione di giovani fedeli, determinati, non ricattabili da sensi di carriera, potere, prestigio, popolarità”.
“Noi stiamo vivendo, come i cittadini dell’impero romano nell’ultima fase dell’impero, al tramonto una crisi terribile di civiltà; e dalle ceneri dell’impero romano nacque in Europa la nostra civiltà, ma dalla crisi spirituale dell’Europa di oggi sta nascendo l’aridità secolarista delle anime- è stata la conclusione del discorso in ricordo del pontefice- Noi non abbiamo un obbligo di circostanza di ricordare il papa perché è passato un anno dalla sua morte, ma abbiamo il dovere di testimoniare la sua fede e la sua parola, perché penso che, anche se spesso non ce ne siamo accorti, noi con lui abbiamo attraversato un tratto importante di storia cristiana”.