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Inter, infortunio Calhanoglu: sospiro di sollievo per il centrocampista turco
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In ripresa il mercato italiano della cannabis legale dopo lo stop politico
Il governo ci ha provato più volte ad arrestare l’ascesa della cannabis light, ma ogni volta il TAR lo ha bloccato ritenendo infondato l’accanimento verso il CBD, trattandosi di una sostanza non stupefacente
Come guadagnare 1 milione di dollari potrebbe essere più realizzabile di quanto pensi... ed è legale
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Giocare alle slot online: cosa sapere sulla tassazione dei bonus in Italia
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Lezioni private Lucca: esperienza e professionalità per ogni esigenza
Una delle soluzioni più ricercate da chi desidera migliorare il proprio rendimento scolastico, acquisire nuove competenze o approfondire una passione con l’aiuto di un professionista sono le lezioni private Lucca
Fortnite World Cup: milioni in palio per i migliori giocatori del Battle Royale
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Lavorare con le Onlus: cosa sapere
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Serie A, Verona-Inter: gli scaligeri ospitano i nerazzurri
La squadra campione d’Italia d’Inzaghi fa visita a quella di Zanetti allo Stadio Bentegodi nel pomeriggio di sabato 23 novembre, match valido per la 13^ giornata di Serie A
'Tripletta' di incidenti sulla via Pesciatina nelle ultime 24 ore
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa dettagliata 'denuncia-segnalazione' in merito agli incidenti avvenuti nelle ultime ore sulla via Pesciatina con relativo rischio di tragiche conseguenze
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Ho una storia da raccontarvi, che colpisce al cuore, non è purtroppo frutto di una fantasia, la trama di un giallo, ma un avvenimento drammatico pieno di omissioni e errori investigativi, dove svetta sulla montagna più alta, l'omertà, di gente che avrebbe visto la dinamica di un omicidio, invece, rimane in silenzio, quello brutto, che non permette al momento di evocare un risvolto positivo, anzi lascia disarmati.
Prima di raccontarvi questa vicenda, vorrei farvi conoscere la famiglia Pozzi. Sono andato a incontrali, sotto le feste natalizie, per due volte, già li conoscevo telefonicamente. Allora quando sono arrivato a Roma, mi hanno invitato nel loro negozio di abbigliamento sportivo, appena entrato, vedo Paolo Pozzi, il papà coraggio di Gianmarco, si avvicina con un sorriso dolcissimo, abbracciandomi con vigoria, quelli rari, emozionanti, toccanti e veri.
Ho conosciuto la mamma e le sorelle di Gianmarco, le ho abbracciate e guardate negli occhi, in quel momento gli ho riferito le mie ipotesi: "Gianmarco non si è suicidato, ma è stato ucciso, su commissione per una vendetta di droga o frequentazione amorosa?".
Gianmarco aveva 28 anni, chi non lo conosceva, poteva pensare che era un ragazzo difficile, invece aveva una spiccata sensibilità, innamorato della famiglia. Un video, dove la nipotina, chiede a Gianmarco di non andare a Ponza, ma di rimanere con lei, anche ai meno sensibili, lascia un segno indelebile. La famiglia Pozzi ha un dolore immenso, non smetterà mai di cercare la verità sulla morte del proprio caro. Gianmarco era un bravo ragazzo, con pregi e difetti, solo i moralisti più accaniti si fermano a qualche apparenza, ma non è veritiero, in nessun modo, un gesto estremo, specialmente sulla dinamica che sia caduto a faccia in giù, in quella maledetta intercapedine di appena 3 metri, che sia morto sul colpo, neanche un bambino delle elementari ci crederebbe.
Il 9 agosto 2020, attorno alle 11 del mattino, la famiglia di un tassista in pensione che vive in via Staglio, nel quartiere Santa Maria, ha sentito un tonfo. Ai piedi di una balaustra il corpo senza vita del giovane romano, ex campione italiano di kickboxing e impegnato sull'isola come addetto alla sicurezza nei locali della movida, in particolare del Blue Moon. È impossibile che un ragazzo alto e grosso come Gianmarco Pozzi, un atleta, potesse essere caduto così rovinosamente da solo compiendo un salto minimo tra un muro e l'altro. È impossibile che nessuno abbia sentito un grido di dolore, lamento, possibile che sia morto prima, almeno dalla mattina, il testimone sente solo un tonfo.
Gianmarco prima è stato ucciso e poi buttato in quella intercapedine. Su questo non ci sono dubbi, aumentano quando non viene concesso alla famiglia di vedere il corpo, ecco cosa dice Paolo Pozzi: "Lo abbiamo visto cinque giorni dopo, soltanto in volto. Non abbiamo fatto noi il riconoscimento, lo hanno fatto gli amici di mio figlio, se così si possono chiamare. Sono i ragazzi che vivevano nella casa con lui a Ponza, non ci hanno mai risposto al telefono, perché dormivano!
Quando siamo andati a casa, non abbiamo trovato il suo portafoglio e 1.200 euro in contanti, spariti. Sul luogo del ritrovamento l'area non è stata sottoposta a sequestro, non c'è stata autopsia, ma soltanto un'ispezione cadaverica. Non riporta neppure l'orario del decesso". Ogni anno Paolo Pozzi ritorna a Ponza, almeno tre volte, proprio durante uno dei suoi viaggi sull'isola pontina ha trovato la prova che potrebbe rappresentare la svolta del caso.
Si tratta di una carriola su cui, secondo alcuni testimoni: "tre ragazzi avrebbero trasportato il corpo di una persona coperta da un telo". E fra i rovi, dietro ad un cespuglio grande, il Pozzi racconta: "Ho visto un manico con una maniglia rossa. Mi è preso un colpo. Sono andato a vedere e c'era una carriola. A 140 metri dal luogo del ritrovamento del corpo. E allora ho pensato a tante cose, la sensazione è che non importasse nulla a nessuno di mio figlio. Dopo il ritrovamento della carriola, una donna racconta a una persona che mi attenziona di aver visto tre persone spingere una carriola coperta da un telo con due gambe che uscivano. Dentro il cancelletto del campo fanno un percorso e dopo lo trascinano dai piedi fino a buttarlo dentro l'intercapedine, ho le prove, sei mesi di conversazioni, 27 mail e 104 whatsapp. Infatti la persona che mi ha attenzionato è stato sentito dalla procura per oltre 4 ore e mezzo".
E proprio su quella carriola si stanno concentrando le indagini: sopra l'attrezzo sono state ritrovate tracce di Dna appartenenti a due uomini. Bisogna sottolineare quanto siano fondamentali il ritrovamento della carriola e le affermazioni del super testimone. Alcune settimane fa, abbiamo pubblicato sulla Gazzetta le dichiarazioni esclusive di Fabrizio Gallo, che si occupa di assistere la famiglia Pozzi: "Un testimone è stato sentito due mesi fa dalla procura e avrebbe riferito che Gimmy aveva una relazione con una ragazza giovane. E' stato il contrasto con il genitore, che non voleva e, probabilmente, questo diverbio sarebbe degenerato, essendo la ragazza appena maggiorenne".
Alle dichiarazioni dell'avvocato si aggiunge una seconda testimonianza: "Oltre Gianmarco, precedentemente, un altro ragazzo aveva frequentato questa giovane, subendo una bruttissima aggressione, era stato il padre di questa ragazza, secondo questa testimonianza".
Sicuramente gli investigatori sono molto attenti a questa frequentazione mal digerita, specialmente per le persone coinvolte, per questo bisogna attendere.
L'amore malato crea dinamiche distorte e distruttive e può derivare da gelosia, possessività estrema e comportamenti ossessivi. Un padre farebbe di tutto per una figlia, forse ha chiesto l'aiuto di alcune persone per intimorire Gianmarco a smettere di frequentare la figlia, una volta sfidato, è successo qualcosa di più grave, ecco perché il corpo del ragazzo era pieno di lividi, come se fosse stato pestato e buttato da un balcone, come dimostrano alcune perizie forensi, in mano alla famiglia.
Le tracce di DNA trovate sulla carriola potrebbero appartenere a persone coinvolte nel caso. Le indagini comprendono anche il confronto delle tracce di DNA di varie persone, tra cui coloro che convivevano con Gianmarco a Ponza e il proprietario del Blue Moon, che è intervenuto per il riconoscimento. Inoltre, l’avvocato Gallo ha ribadito la possibilità di connessioni tra la morte di Gianmarco e un ambiente legato alla droga, citando anche il ritrovamento di tracce di cocaina.
La convocazione alla commissione antimafia è stata vista come un passo importante per la famiglia Pozzi, che finalmente ha sentito la vicinanza delle istituzioni. Tuttavia, il padre di Gianmarco rimane arrabbiato e amareggiato, soprattutto, nei confronti di chi non avrebbe fatto il proprio dovere per proteggere suo figlio. Restano inoltre delle domande aperte sul comportamento delle forze dell’ordine locali e sulla distruzione del telefono di Gianmarco. Sull'ipotesi spaccio di droga o smacco a qualche grande organizzazione non ci sono prove determinati che Jimmy avesse un ruolo così importante.
Oggi la criminalità di stampo mafiosa non è più protagonista di azioni militari eclatanti ed apertamente stragiste. Il “quasi silenzio militare” in molti casi non è però sintomo di debolezza della criminalità organizzata, ma, al contrario, la logica conseguenza del consolidamento di equilibri e rendite di posizioni criminali che consentono alle mafie di acquisire, senza l’uso delle armi, enormi profitti illeciti attraverso accordi corruttivi.
Il silenzio apparente aiuta la criminalità, mentre un omicidio così evidente avrebbe messo agitazione, clamore mediatico, che avrebbe portato gli stessi a interrompere i loro sporchi affari. Nella pista della droga, sarebbe più plausibile che Gianmarco avesse fatto conoscenza con dei principianti, tutti giovani, una piccola banda , per un debito o una situazione di spaccio andata a male, ci sia stato un litigio del gruppo contro Gianmarco, con la possibile uccisione. La famiglia Pozzi merita verità e giustizia, sicuramente con il nuovo magistrato molte cose sono state fatte, forse si arriverà a una svolta, oltre tre anni e mezzo. Lo speriamo con tutto il cuore.
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Da chi "cura"… ad essere curata a volte il passo è breve. Come lo è stato il mio. Sono stata sottoposta ad intervento chirurgico lunedì 8 gennaio scorso all’ospedale San Luca. Di solito a quell'ora io sono già in servizio nel mio amatissimo reparto di oncologia, indosso la mia divisa, il mio camice, con orgoglio e professionalità. Ma anche noi operatori sanitari non siamo immuni dalla malattia e, in questo caso, possiamo avere la necessità di "entrare in sala operatoria". Un luogo quasi fantascientifico, dove tutto ha una dimensione quasi surreale: monitor che suonano, passamalati, anestesisti che si preparano ad addormentarti... sembra quasi un sogno surreale. Ma è reale, giuro. Garantito. Poi arrivano questi angeli mascherati, che fai anche fatica a riconoscere; sembrano tutti uguali, con la stessa divisa marroncino chiaro, le cuffie e i sorrisi meravigliosi nascosti dietro alle mascherine. La frase magica che non dimenticherò mai è stata: «Tranquilla Stefania qui sei nella nostra famiglia e ci prenderemo cura di te da quando ti addormenterai a quando rispalancherai i tuoi occhioni verdi. Ci siamo noi». Non ci sono parole per esprimere la mia commozione, la mia gratitudine e il mio rispetto per tutti questi straordinari colleghi che, giorno dopo giorno, vivono mascherati, in un reparto a sé stante, quasi surreale. Nicola, Tania, Fabiana, Daniela, Marianna, l’anestesista Alessandra, il ginecologo Lorenzo e la ginecologa Cecilia e il mitico prof. Gianluca Bracco, il direttore di una musicale e perfetta orchestra di professionisti che ti fanno sentire una famiglia. Grazie di cuore. Eternamente grata.