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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera inviataci da un genitore che si trova di fronte alle enormi difficoltà, causate dalla decisione di interrompere la linea ferroviaria nel tratto Lucca-Viareggio, per i ragazzi che devono recarsi a Viareggio per frequentare la scuola:
Buonasera,
come da contatto telefonico vorrei esporre la problematica causata dall’interruzione della linea ferroviaria nella tratta Lucca -Viareggio compresa tra aprile e giugno, in pieno periodo scolastico.
Facendo riferimento al nostro caso specifico, però ovviamenete riguarda molti studenti che frequentano l’istituto tecnico nautico di Viareggio il disagio è questo: mia figlia prende il treno alla stazione di Porcari alle ore 06:30 con arrivo alla stazione di Lucca alle ore 06:46.
Essendo interrotta la linea sopra citata, sono stati messi a disposizione gli autobus sostitutivi presso la stazione di Lucca, soltanto uno però, ovvero quello con partenza alle 06:45 permette di arrivare a Viareggio in tempo per la coincidenza con la navetta delle 07:19 per la darsena.
Purtroppo, però, risulta impossibile prendere quell’autobus in quanto il treno da Firenze arriva alcuni minuti dopo la partenza del bus sopra citato.
La finale qual è?
Gli studenti si trovano alla stazione di Viareggio senza la possibilità di prendere nessuna navetta che possa permettere di arrivare in orario a scuola e quindi costretti ad andare fino in darsena a piedi. Le domande sono:
- perché non posticipare il passaggio della navetta ( 21FILZI ) in modo da poterne usufruire visto che si paga un abbonamento anche piuttosto
profumato? magari ridurlo?
- perché programmare lavori sulla linea proprio nel periodo scolastico, immagino la risposta sia per agevolare il periodo ferie, alle quali si da
“ovviamente” priorità ,a scapito sempre dell’istruzione,e comunque chi va al mare non ha necessità di rispettare orari di ingresso scolastici
Visto il disagio che deve comunque affrontare uno studente per arrivare a scuola, (Porcari - Lucca - Viareggio Stazione - Via Coppino - ed infine ultimo tratto fino scuola a piedi) ci vorrebbe che chi gestisce queste tratte ed orari capisse la problematica e prendesse provvedimenti in merito.
In questo frattempo, i genitori che ne hanno l’opportunità, si trovano costretti ad accompagnare i propri figli alla stazione di lucca per poter prendere il bus delle 06:45 con conseguente disagio.
Grazie mille per l’attenzione.
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Dopo la disastrosa sconfitta di Lipsia del 1813 le potenze alleate dichiararono Napoleone il solo ostacolo alla Pace in Europa ed operarono affinché fosse privato il prima possibile di ogni potere.
Il 2 aprile 1814 il Senato votò per la decadenza di Bonaparte invitando Luigi Xavier di Borbone, il futuro Luigi XVIII, a salire sul trono di Francia. L’11 aprile 1814 Napoleone fu costretto a firmare il trattato ufficiale di abdicazione, che escludeva all’Imperatore la possibilità di imporre alcuna condizione. Il trattato prevedeva il ritorno di Luigi XVIII sul trono di Francia e concedeva a Napoleone la sovranità sull’Isola d’Elba, il diritto di conservare il titolo di imperatore oltre che una pensione annuale, da versarsi da parte del governo francese, di due milioni di lire francesi, che non verranno mai erogate dal nuovo re.
Fu istituito un Governo provvisorio che faceva capo a Foucè e Talleyrand, i generali e cortigiani di fedeltà napoleonica furono costretti a lasciare il castello di Fontainebleau per permettere l’insediamento del nuovo Governo. Napoleone, in riferimento a questo proposito, nel suo testamento, redatto il 15 aprile 1821 a Longwood sull’Isola di Sant'Elena, scrisse al punto sei, «I due sfortunati esiti delle invasioni della Francia, quando aveva ancora tante risorse, sono dovuti ai tradimenti di Marmont, Augereau, Talleyrand e Lafayette: li perdono. Possa la posterità francese perdonarli come faccio io!».
Il 15 aprile l’imperatore d’Austria Francesco II, suocero di Napoleone, si presentò a Parigi per ricevere dal Senato i complimenti e le felicitazioni per avere contribuito a detronizzare Napoleone con lo scopo di portare a Vienna la figlia Maria Luisa, seconda moglie di Napoleone, con suo figlio dai quali, per precisa volontà della stessa moglie, non ebbe più alcuna notizia dall’ultima lettera ricevuta il 13 luglio dello stesso anno.
Napoleone per la prima volta fu pervaso dal sentimento della solitudine, aveva solo 45 anni, e rimasero a sostenerlo solamente la madre Letizia e la prima moglie Josephine che morì a Malmaison, dopo ventisei giorni dall’arrivo di Napoleone all’Elba.
Il 20 aprile 1814 prima di raggiungere la piccola isola, come deciso dalla sesta coalizione composta da Gran Bretagna, Russia, Prussia, altri stati tedeschi della Confederazione del Reno e Austria, Napoleone si recò nel gran cortile esterno del castello di Fontainebleau, ultima sua residenza da Imperatore dei francesi, poiché non poteva certo partire senza prima salutare i suoi soldati della vecchia guardia imperiale ed i fedeli generali che lo aspettarono disposti a quadrato per accoglierlo come nei momenti di grande difficolta nelle battaglie difficili da vincere.
Lo accolsero al grido d’incoraggiamento, ripetuto così tante volte sui campi di battaglia, «Viva l’Imperatore!».
Era la prima volta che Napoleone si separava dai suoi fedeli e valorosi soldati che avevano condiviso con lui i momenti gloriosi di tante battaglie, l’episodio fu di grande emozione da parte di entrambe le parti. Per la prima volta Napoleone si lasciò andare ad una così sentita e forte emozione pronunciando parole di elogio ai soldati per il loro valore e fedeltà, «Ufficiali, sottoufficiali e soldati della mia vecchia guardia, vi dico addio. Da vent’anni che ci troviamo insieme [...] Vi ho incontrati sempre sul cammino della gloria. Tutte le potenze d’Europa si sono armate contro di me [...] Non compiangete la sorte [...] Io sarò felice quando saprò che voi lo sarete [...] Non posso abbracciarvi tutti ma abbraccio il vostro generale: venite, generale Petit che vi stringa al mio cuore! [...] Addio figli miei [...] ricordatevi di me».
In quel momento di grande commozione abbracciò il generale Petit sotto la bandiera di Francia decorata con i vessilli della Guardia Imperiale e preso un lembo Napoleone la baciò.
Questo toccante episodio passerà alla Storia come Adieux à la Garde impériale à Fontainebleau ed è ben rappresentato nel dipinto del pittore francese Horace Vernet del quale possiamo ammirarne una copia di Antoine Alphonse Montfort oggi esposta al Museo nazionale del castello di Versailles.
Una stampa che rappresenta l’episodio Adieux à la Garde impériale à Fontainebleau è possibile ammirarla nelle sale del Museo nazionale delle Residenze napoleoniche, isola d'Elba, Palazzina dei Mulini grazie ad un comodato gratuito, stipulato fra la sottoscritta e lo Stato italiano, dove ho messo generosamente a disposizione della fruizione pubblica una mia personale Collezione di ventisei rari acquarelli, disegni e stampe del XIX secolo, con preziose cornici coeve che rappresentano vari episodi dell’epopea napoleonica.
Bonaparte dopo l’addio ai suoi soldati salì sulla berlina, accompagnato dal fidato generale Bertrand e seguito da una piccola scorta, per dirigersi verso il porto di San Raffaele, lo stesso che lo vide arrivare dopo la campagna d’Egitto.
La sera del 3 maggio, trasportato dalle fregata inglese Undaunted, Bonaparte raggiunse la cittadina di Portoferraio, a nord dell’Isola d’Elba, dove il sindaco lo accolse omaggiandolo con la consegna delle chiavi della città, nel Duomo fu cantato il Te Deum di ringraziamento.
I fratelli ai quali Napoleone aveva donato troni e corone gli voltarono le spalle, la seconda moglie Maria Luisa d’Austria lo abbandonò privandolo anche del figlio, di solo quattro anni al quale fu addirittura sostituito il nome di Napoleone Francesco con un semplice Franz. Solo la principessa Paolina Borghese, insieme alla madre Letizia, abbondonarono i sontuosi palazzi romani per essere di conforto e sostenere il figlio e fratello in un momento di cosi grande dolore quale l’esilio.
La palazzina del Mulini fu la nuova residenza di Napoleone con una terrazza aggettante sul mare che permetteva una vista da sogno. Come vessillo imperiale, ancora oggi emblema dell’isola, fu scelta una bandiera bianca divisa diagonalmente da una banda rossa su cui vi risplendono tre api dorate.
Napoleone rimase all’Elba solamente dieci mesi in cui impose la propria capacità di governo nell’interesse esclusivo dei suoi sudditi, così come aveva fatto in Francia, elaborando precise politiche di miglioramento delle condizioni produttive dell’isola, migliorò le strade, implementò l’attività delle miniere facendone scavare di nuove ed inoltre promosse la cultura del gelso.
A Parigi erano tornati i Borbone ma non era possibile cancellare, come se nulla fosse accaduto, quei vent’anni di storia che separavano la rivoluzione dal ritorno di Luigi XVIII, l’ombra del piccolo caporale era ancora nel cuore di tanti francesi e fu questa convincere Napoleone che non tutto era ancora perduto.
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